Una pensione che non arriva mai, alti livelli di stress, l’insubordinazione degli alunni, genitori sempre sul piede di guerra: i professori delle scuole italiane non reggono la botta, o meglio, la reggono anche troppo perché in queste condizioni arrivare a 60 anni non è cosa da poco. Eppure per un mestiere così usurante che dovrebbe essere affidato ai giovani più energici l’età media delinea un quadro niente affatto consono: i docenti italiani hanno in media 51 anni, stress a palate ed esaurimenti che in qualche caso possono portare anche a conseguenze tragiche, in attesa di una pensione sempre più lontana.

Sempre più docenti “scoppiati”: la sindrome da burnout

I più vecchi d’Europa: questo il quadro relativo all’anzianità dei docenti delle scuole italiane. E mentre l’asticella per “appendere i libri al chiodo” si allontana sempre di più per effetto di una politica che oggi più che mai è costretta a riparare i danni del passato (troppo spesso sulla pelle dei più deboli) le conseguenze non tardano ad arrivare con effetti che talvolta ricadono sugli stessi studenti. Ha fatto scalpore il recente episodio della professoressa d’Italiano in provincia di Frosinone che aizzava i compagni ad accanirsi e vessare uno studente con un lieve deficit cognitivo. Solo pochi giorni prima un altro episodio vicino Modena, a Pavullo, dove una docente della Scuola dell’infanzia prendeva a calci, botte, bestemmie e spintoni i propri alunni con inquietanti immagini che hanno fatto il giro del web.

Che succede? I docenti italiani stanno impazzendo? A quanto pare sì: è colpa del burnout - sindrome il cui termine inglese significa appunto “scoppiato” - sempre in agguato per infermieri, forze dell’ordine e soprattutto maestre e professori.

“Un miracolo se non ci scappa il morto”

Non è una sorpresa, afferma Vittorio Lodolo D’Oria, massimo esperto italiano di burnout degli insegnanti: "i casi di insegnanti 'scoppiati' aumenteranno sempre di più perché la politica ha messo in atto scelte scellerate sulle pensioni”, ammonendo sul fatto che “tenere in cattedra docenti sempre più vecchi farà aumentare il loro stress a scapito della qualità complessiva dell’offerta formativa.” Eppure la normativa atta a prevenire e tutelare questi casi esiste – ricorda l’esperto - ma non è mai stata finanziata.

Ciononostante i dati dovrebbero far riflettere perché la sindrome da burnout può avere conseguenze ancora più gravi di quelle sopra riportate: come spiega Lodolo D’Oria la professione del docente si differenzia dagli altri lavori nella tipologia del rapporto con l’utenza: il rapporto tra adulto e minore crea conflitti che in età avanzata diventano sempre più difficili da gestire.

Lo stesso tipo di rapporto si ripete unicamente nella famiglia dove spesso si segnalano episodi di omicidi che vedono protagonisti genitori e figli gli uni nei confronti degli altri: “a scuola ancora no – afferma l’esperto –ma è un miracolo”.

Tutti contro, soprattutto i genitori

Al di là della natura del rapporto professionale poi incidono anche un ambiguo rapporto con i genitori e l’incubo della a quota 67: raggiungere tale età dovendosi confrontare costantemente con studenti sempre più difficili da interessare si può fare solo con un “atto di presenza” confessa una docente di Salerno, soprattutto quando si ha a che fare con ragazzi sempre più sfacciati, indisciplinati e pronti a chiamare in causa i genitori, ben lieti di scagliarsi contro “il maestro o la maestra incompetente” che troppo ha osato nei confronti del proprio pargolo.

Inutile sottolineare come ciò contribuisca drasticamente ad aumentare i livelli di stress e il senso d’inadeguatezza negli insegnanti che faticosamente incedono verso una pensione sempre più lontana, mentre i giovani che sarebbero ben pronti a prendere il loro posto continuano ad invecchiare nel precariato.