Il decreto scuola passa in senato con l'ennesimo colpo di fiducia da parte di un esecutivo che ne fa uso sin dai tempi dell'approvazione della Legge 107 di luglio. Dal proprio sito Silvia Chimienti dice la sua su questo decreto Scuola. Un voto di fiducia che si nasconde sotto la veste di un provvedimento chiamato “scuole belle” che cerca di porre riparo ai tanti guasti della riforma di luglio. Così definisce il decreto scuola recentemente approvato dalle pagine del suo sito l'esponente pentastellata. Un rimedio tutto sommato poco efficace perché lascia irrisolti ancora diversi nodi.
Un pannicello caldo
Il provvedimento viene definito come foriero di ulteriori contenziosi con aumento delle discriminazioni esistenti che stanno affliggendo il mondo della scuola. Le prospettive future peri docenti restano ancora molto nebulose. La norma sul divieto di supplenze oltre 36 mesi è l'esatto opposto di ciò che serve fare. I docenti che lavorano da anni con contratto a tempo determinato vanno assunti.
Tra proroghe e voti di fiducia
Per citare un esempio di discriminazioni che continueranno a prodursi fa il caso degli appalti sulle pulizie negli istituti scolastici che è stato prorogato. Citando anche Raffaele Cantone afferma che questo non è il modo giusto per evitare i fatti di corruzione che si sono verificati come Mafia Capitale.
Si sarebbe potuto prendere in considerazione un disegno di legge proposto dal M5S sulla internalizzazione di questi servizi che avrebbe contribuito a riportare equità e trasparenza.
Le note dolenti
In riferimento al pagamento delle supplenze, anche se è lodevole dare un taglio ai ritardi, non si è affrontato o non si è voluto affrontare il problema alla radice.
Occorre stabilizzare il personale docente che lavora da anni. Il 17 si esprimerà la Corte Costituzionale sui 36 mesi ma, aldilà del probabile risarcimento, occorre maggiore coraggio per eliminare la supplentite. Il riferimento è chiaramente quello relativo alla sentenza europea del 26 novembre 2016. Va bene poi concedere il bonus ai disabili, prosegue Silvia Chimienti, ma continuare a dare risorse alle scuole paritarie sottraendoli alla scuola pubblica non è la strada giusta.