Tra Miur e sindacati della Scuola si sta giocandouna difficile partita quella della sequenza contrattuale della chiamata diretta degli insegnanti, da parte dei dirigenti. I docenti che stanno per concludere la domanda di mobilità hanno un'angoscia che li opprime: “avuta la titolarità su un ambito, come avverrà la chiamata diretta, per conferire l’incarico triennale?”.
Nessuna novità sulla chiamata diretta
Alla suddetta domanda a oggi non è stata data rispostae nonostante la previsione contenuta al comma 5 dell’art. 1 del CCNI mobilità che recita testualmente: ”Le procedure, le modalità e i criteri attuativi per l’assegnazione alle scuole (...) saranno oggetto di apposita sequenza contrattuale" da porre in essere entro 30 giorni dallafirmadella mobilità, sono passati 50 giorni ed ancoranon si è giunti ad un'intesa.
I sindacati si sono più volte esposti e hanno richiesto un nuovo incontro al Miur, per risolvere la delicata questione, che vede l’Amministrazione pronta a mettere in atto la legge n. 107/2015 e le organizzazioni sindacali che ricercano un superamento dellanorma, finalizzato al miglioramento del contratto, basando essosulla chiamata dei docenti orientatada criteri oggettivi.
Il Governo vuole attuare la legge 107
Per il Governo accettare qualcosa di simile sarebbe un gettare alle ortiche l'ansia moralizzatrice e riformatrice, a cui Renzi ha voluto ispirare la sua politica nella riforma della scuola, che porterebbe a sconfessare l'essenza stessa della legge 107/2015. Il problema dei docenti, con l'arrivo della chiamata diretta non è da sottovalutare, ed è dovuto all'incertezza del futuro che per molti comincerà da settembre, se sbattuti lontano da casa dopo anni di gavetta fatta in giro per le scuole.
Ci sono docenti che hanno passato annilavorando lontano da casa, che si troverebbero in difficoltà se mandatilontano dalla propria attuale sede,basti pensare a un docente vicino alla pensione, quindi in là con gli anni, se il dirigente dovesse decidere di non sceglierlo nella propria scuola rischierebbe di perdere il lavoro sotto casa, e ritrovarsi sballottato chissà dove.
Per non parlare di coloro che sono andati a lavorare lontano controvoglia e che potrebbero non rientrare a casa.E poi chi lo dice, che non verranno adottate misure arbitrarie a vantaggio di alcuni rispetto ad altri? Il bandolo della matassa si è ulteriormente ingarbugliato.