Per i docenti della terza fascia delle graduatorie di istituto diventerà sempre più arduo entrare di ruolo. In ogni caso non avranno mai la titolarità su Scuola. Preoccupazione alle stelle tra le decine di migliaia di docenti non abilitati della terza fascia delle graduatorie di istituto alla lettura di un articolo apparso martedì scorso su Italia Oggi a firma Carlo Forte. Nel pezzo viene descritto come il Senato abbia iniziato ad esercitare una delle deleghe contenute nella legge 107 di riforma scolastica approvata lo scorso luglio. Come è noto, per loro il governo ha predisposto nuove forme di reclutamento rispetto al concorso per gli abilitati sul quale si sono abbattute le denunce dei docenti per le irregolaritàche lo stanno caratterizzando.
Da apprendistato a tirocinio triennale
Dopo l'attuazione della delega prevista dalla 107 i futuri docenti non faranno apprendistato ma tirocinio. Questo cambio di qualifica è contemplato nel disegno di legge per convertirlo in decreto relativamente alle nuove forme di reclutamento del personale docente. Questo cambiamento è stato necessario perché alla parte della legge in cui veniva conferita la delega al governo per il periodo di prova di tre anni dedicato ai neoassunti c'era scritto apprendistato.
Dopo il concorso
Nella pratica questo cambiamento comporta per i futuri docenti il rischio di restare estromessi dall'insegnamento nonostante la vittoria di un concorso. Dopo la formazione delle relative graduatorie di merito non ci sarà la stipula di un contratto a tempo indeterminato in quanto dovranno prima superare un tirocinio triennale al termine del quale verranno giudicati dai comitati di valutazione.
Se non avranno un parere positivo non verranno assunti. Il primo anno dovranno anche sostenere un corso di specializzazione presso le università e lo stipendio sarà di molto inferiore ai 1300 euro.
Incertezza continua
Con la Buona Scuola si fa più dura la vita per tutti, dai dirigenti scolastici in poi scendendo verso tutte le categorie di docenti, che siano già di ruolo oppure precari in attesa di stabilizzazione. La ricetta per guarire la scuola diventa così il precariato diffuso ed esteso a tutti.