Alla fine l’hanno spuntata comunque loro, i presidi: nonostante il tira e molla dei giorni scorsi riguardo alle trattative sindacali sulla chiamata diretta, con l’annuncio dei contenuti delle linee guida ufficiali da parte del Ministero si confermano le preoccupazioni di docenti e sindacati. Sì, perché i dirigenti scolastici avranno comunque le un forte potere decisionale nell’ambito delle assunzioni dei docenti nella propria Scuola. Con la chiamata diretta infatti viene completamente rivoluzionato il sistema di reclutamento del corpo docente che dal prossimo anno scolastico non si baserà più sull’anzianità del candidato ma sulle competenze del singolo docente e l’affinità di queste con i requisiti stabiliti da ciascun dirigente scolastico: ecco come funziona e cosa cambia.

Come cambia la procedura di assunzione

Le lunghe trattative sindacali e i vari passi avanti (e poi indietro) delle scorse settimane si sono rivelati un buco nell’acqua perché alla fine i presidi sono rimasti troppo liberi di gestire l’assunzione dei docenti: a partire da una lunga lista di requisiti stabiliti per ciascuna scuola infatti i presidi potranno autonomamente prendere in considerazione e valutare i profili degli insegnanti da assumere: un mini-concorso per ogni scuola che vedrà il dirigente tramutarsi nel responsabile alle risorse umane dell’azienda scolastica. I docenti stessi dovranno infatti caricare i propri CV redatti in formato europeo e inviarli alle strutture d’interesse secondo un calendario preciso e diversificato per ordine di scuola e sottoporsi alla valutazione del preside che, dopo aver convocato i docenti “papabili” per un colloquio, avrà pochissimi giorni (3 o 4) per decidere e proporre l’incarico ai docenti selezionati (che dovranno accettare o rifiutare entro uno o due giorni al massimo).

A questo punto i dirigenti provvederanno a comunicare agli USR gli incarichi assegnati e gli eventuali posti residui verranno assegnati dagli stessi uffici.

Sindacati: “torsione dirigista e autoritaria”

Dal quadro delineatosi non sono affatto contenti i sindacati, che incassano amaramente una dura sconfitta e parlano di “torsione autoritaria e dirigista”, come affermato da Domenico Pantaleo di Flc Cgil.

Con la riforma infatti i presidi potranno stabilire a proprio piacimento i requisiti più o meno coerenti con il PTOF secondo la tabella ministeriale . Ciò – sottolinea Domenico Pantaleo – rende concreto il rischio che si possano arbitrariamente creare dei collegamenti tra i requisiti e persone, cucendo addosso a persone gradite le presunte “necessità” della scuola.