E' arrivata il 12 luglio la tanto attesa sentenza della Corte Costituzionale circa l'abuso di contratti a termine nella Scuola oltre i 36 mesi. L'appuntamento era stato deciso lo scorso 17 maggio per approfondire gli ultimi sviluppi derivanti dalle nuove norme introdotte dalle legge 107. Ci si riferisce al piano di assunzioni dello scorso luglio 2016 e al concorso docenti per gli abilitati bandito lo scorso febbraio. La Corte Costituzionale ha pubblicato sul suo sitoil video dell'udienza tenutasi tre mesi fa. Sulle principali testate giornalistiche si parla della sentenza che in sostanza promuove la Buona Scuola.

I motivi alla base della sentenza

Nella legge 107 è stato introdotto il comma 131 che dispone il divieto di cumulo di supplenze oltre i 36 mesi, mentre il concorso è stato bandito per offrire a circa 63.000 docenti abilitati la possibilità di ottenere una cattedra a tempo indeterminato. Le due circostanze hanno portato la Consulta a dichiarare ufficialmente illegittimo prorogare i contratti a termine oltre i 36 mesi; nel contempo ha ritenuto che La Buona Scuola abbia cancellato l'illecito comunitario.

Il nodo degli abilitati della II fascia

Resta ancora tutto da decifrare il futuro dei docenti ancora giacenti nelle graduatorie di istituto di II e III fascia cui la sentenza della Consulta non dice nulla circa l'effettivo risarcimento da corrispondere per l'abuso di contrattazione e termine.

Dopo la sentenza 5072 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, in molti tribunali è stato deciso di risarcire i precari con importi variabili tra i 2 e i 12 mesi. Questa non è sicuramente una misura sufficientemente ristoratrice nei loro confronti e non costituisce il giusto deterrente per l'amministrazione pubblica a reiterare tale condotta.

Il comma 131 della legge 107 risponde in toto all'esigenza stabilendo il divieto di cumulo dei contratti a termine per i 36 mesi. Il non aver trovato il posto a tempo indeterminato nella scuola, perché esclusi dal piano straordinario di assunzioni e dal concorso docenti 2016, li pone ancora in una zona grigia densa di incertezze.

Linea di attacco dei ricorrenti e dei sindacati

E' un fatto accertato che il personale educativo non ha trovato le giuste risposte per risolvere il precariato perché il progetto 0-6 non è mai partito e il concorso attualmente in svolgimento porta con sè ritardi preoccupanti, tali per i quali è difficile immaginare una immissione in ruolo già da settembre 2016. La strada per l'immissione in ruolo, secondo la linea di diversi sindacati e associazioni di categoria, resta quella giudiziaria con la proposta di piano transitorioa fare da corollario alle azioni rivendicative. La dead line rimane fissata al 1 settembre 2019.