Tra le regoledi recente introduzione che i pensionandi hanno percepito come maggiormente penalizzanti, quella dell'adeguamento all'aspettativa di vita ha rappresentato sicuramente una delle più discusse e controverse. Il meccanismo è stato avviato a partire dall'inizio del 2013 ed ha prodotto finora una progressiva crescita dell'età di accesso alla pensione, legandone il buon fine alle medie attuariali sulla vita residua della popolazione. Quella che però, almeno inizialmente, poteva sembrare una pratica di buon senso, si è venuta ad associarsi ad un forte e progressivo irrigidimento delle regole di accesso alla pensione per via della Riforma Fornero.

Ricordiamo che proprio quest'ultima Manovra ha comportato per alcune classi di lavoratori un vero e proprio "scalino" nell'accesso all'Inps, al quale il parametro dell'AdV è andato inesorabilmente ad aggiungersi.

Riforma pensioni e AdV: misura cala, dubbisull'impatto perle prestazioni

Stante la situazione appena descritta, novità interessanti in merito all'AdV potrebbero arrivare in virtù dei recenti aggiornamenti in grado di indicare una controtendenza rispetto al passato. In via unica ed eccezionale il parametroha infatti registrato una riduzione la cui causa sarebbe da attribuire alla crisi economica. Secondo l'Istat, gli uomini hanno visto passare i dati dagli 80,3 anni del 2014 agli 80,1 del 2015, mentre per le donne si passa dagli 85 anni agli 84,7.

È chiaro che l'attesa dei lavoratori è per un adeguamento al ribasso nei parametri anagrafici di accesso alla pensione, anche perché la legge n. 122 del 2010 prevede per appunto che l'Inps tenga conto di cambiamenti nell'AdV per adeguare il momento di accesso alla pensione pubblica e l'erogazione delle relative prestazioni, anche se cita solo la possibilità di un incremento alrialzo.

Bisogna però tenere in considerazione che per quanto riguarda l'attuale triennio (in scadenza alla fine del 2018) le proiezioni sono state già consolidate, mentre il vero interrogativo riguarda la liquidazione delle Pensioni pubbliche a partire dal 2019.

Uscita dal lavoro: la data di pensionamento adeguabile solo al rialzo?

Passiamo quindi al fulcro della questione, visto che attualmente non è chiaro se l'impianto normativo consenta davverouna rivalutazione delle date di pensionamento al ribasso.

Anche perché la volontà dei decisori pubblici è stata finora quella di aumentare progressivamente la data di uscita dal lavoro e non il contrario, quindi appare difficile che sul punto si possa tornare indietro. Vi è peraltro una stima ad opera della Ragioneria Generale che vede comunque in crescita l'andamento del parametro nei prossimi anni, anche se un mancato adeguamento al ribasso nel caso in cui il trend persista è destinato ad essere percepito dai lavoratori come una grave ingiustizia ed un fattore di scarsa equità nei confronti di persone che magari hanno iniziato a lavorare in giovane età, contribuendo per decenni al sistema previdenziale pubblico.

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