Il nostro sistema di alternanza scuola lavoro è certamente attuale e può rispondere alle aspettative professionali dei giovani, anche se, proiettandone gli effetti nel prossimo futuro, sia le scuole che le imprese dovranno confrontarsi di più ed affrontare insieme diversi fattori interni ed esterni al sistema di alternanza, tra cui: avviare processi di ricerca e d’innovazione; armonizzare le procedure di localizzazione del mercato; contribuire al ricambio generazionale. Quest’ultimo, è già in atto, da qualche anno, in quasi tutte le organizzazioni aziendali e i sistemi produttivi nazionali.

Rispondere, dunque, alla domanda, non è per niente facile ed è ancora troppo presto per dare una valutazione oggettiva e tangibile sull’efficacia occupazionale. Tuttavia, considerando che siamo al primo anno di applicazione della Legge 107/2015 e che l’alternanza scuola lavoro è arrivata come un fulmine a ciel sereno nella vita di tutti noi, per il momento, visto che è partita in ritardo in tutte le scuole, possiamo solo rilevare alcune criticità, tra quelle che riteniamo più allarmanti, seppure possono essere risolvibili a fatica e in tempi medio lunghi.

L'alternanza è un'esperienza di lavoro mentre si studia

Una delle criticità che notiamo è la mancanza di connessione tra le dinamiche di apprendimento adottate a scuola e quelle legate allo stile di vita e alle tecnologie utilizzate dagli studenti nella quotidianità.

Si avverte un gap generazionale di livello meta comunicativo, il cui risultato può generare una non piena corrispondenza tra le dinamiche personali e usuali dello studente e quelle effettivamente richieste dal mercato del lavoro o dalla singola struttura ospitante. In sostanza lo studente, che pure si adatta alle situazioni, potrebbe trovarsi in difficoltà nel comprendere quali dinamiche portare nell’esperienza di lavoro, e quindi rimanere indeciso se applicare le dinamiche personali o quelle scolastiche.

È proprio su questo fattore che l’impresa seria ed interessata a ospitare gli studenti deve intervenire, prendendosi il meglio del “saper essere” maturato dallo studente e collocandolo nell'ambiente di lavoro più adeguato alle sue aspettative, magari con la prospettiva di raccogliere le sue migliori performance creative e intuitive.

In particolare, la plasticità e la curiosità con cui il giovane si affaccia nel sistema produttivo, se ben alimentate, possono contribuire a introdurlo nell'ambito delle iniziative innovative messe in atto dall'impresa, in nuovi processi di gestione organizzata con le nuove tecnologie di comunicazione e informazione e con i nuovi sistemi di telematizzazione e robotizzazione della produzione. La riforma della scuola, proprio per facilitare l’interazione tra studenti e imprese, prevede una programmazione triennale, ma di fatto poche realtà hanno razionalizzato e strutturato strategie da pianificare e tattiche comuni da adottare ai fini di sostenere il cambiamento e l’inclusione dell’innovazione tecnologica e procedurale e consentire così alle imprese di competere sul mercato internazionale.

Traguardare competenze in coerenza con le vocazioni degli studenti

In conclusione, c’è bisogno di rinnovare i curricula scolastici e il relativo quadro orario, nonché adeguare le metodologie di apprendimento a scuola con quelle di certificazione delle competenze acquisibili nell'impresa ospitante e spendibili nel mercato del lavoro. Le aspettative e le vocazioni degli studenti vanno dunque prese in considerazione e traguardate affinché siano riconoscibili come valore aggiunto e inclusivo alle attività di alternanza e possano essere trasferite nei processi produttivi aziendali. Siamo agli inizi, la strada è ancora tutta da percorrere e ci vorrà tempo per mettere a regime il nostro sistema di alternanza scuola lavoro, per renderlo duale, così come accade nelle economie dei Paesi del Nord Europa, e funzionale per le aspettative occupazionali dei giovani.