Se la situazione che stiamo vivendo attualmente in merito alla riforma previdenziale sarà la "quiete prima della tempesta" o una semplice "pausa di riflessione di mezza estate" lo sapremo tra qualche settimana. Di sicuro le parti in gioco stanno predisponendo le proprie pedine, a giudicare delle ultime dichiarazioni rilasciate sia dall'area governativa che dai sindacati e riprese all'interno dei nostri precedenti articoli in rubrica. Per ora c'è la certezza sull'agenda dei prossimi appuntamenti, che è opportuno segnarsi sul calendario per seguire il nuovosviluppo della discussione.
Si tornerà a parlareil prossimo 6 e 7 settembre 2016, quando si riaprirà ufficialmente il tavolo di confronto tra la piattaforma unitaria dei sindacati ed il Governo. Per il 12 settembre è invece fissata la riunione definitiva in merito alla chiusura degli accordi e alla conseguente stesura delle misure decise, così da chiudere il tavolo entro la metà di settembre. La questione passerà poi in mano ai tecnici, che dovranno stendere la bozza della riforma per poterla inserire all'interno della LdS2017. In questo caso, la scadenza fissata è quella del 20 ottobre, data di avvio delle discussioni in Parlamento. Mentre sullo sfondo resta ancora aperta la questione del referendum costituzionale, che dovrebbe però essere fissatoal mese di novembre 2016.
Riforma pensioni 2016-17, oltre all'agenda resta aperta la questione delle misure
Se l'agenda dei futuriincontri istituzionali sembra ormai aver assunto una forma chiara e definitiva, resta però ancora da sciogliere il nodo dei provvedimenti a cui dare effettivamente seguito, oltre a quello delle risorse da stanziare al fine di garantire le coperture.
Ed è proprio qui che si intravedonole nuvole all'orizzonte: nonostante ci troviamo a poche settimane da quelli che dovrebbero apparire come gli incontri definitivi, un accordo anche solo informale sulle risorse da stanziare sembra ancora lontano. A separare le promesse di impegno del Governo dalle richieste dei sindacati sulle pensioni vi sarebbe circa un miliardo di euro: una cifra sufficientemente ampia da far slittare al prossimo anno l'approvazione di misure ritenute invece urgenti dalle parti sociali, qualora il gap non fosse colmato.
Pensioni flessibili e assegni bassi: le aree di intervento
D'altra parte, il capitolo delle Pensioni appare comunque molto vasto e pertanto non può essere affrontato in modo semplicistico con un solo intervento. L'Ape (anticipo pensionistico) dovrà essere affiancato da misure in grado di tutelare i lavoratori che hanno vissuto situazioni di disagio restando finora esclusi dalle tutele Inps, come i precoci, i disoccupati in età avanzata e coloro che hanno svolto impieghi usuranti. Mentre un secondo mix di misure dovrà andare a tutela dei pensionati con redditi bassi, prevedendo un allargamento della no tax area e l'estensione della 14ma mensilità. Troppo per chi stima le risorse massime impiegabili attorno al miliardo e mezzo, tanto che si parla già di uno spacchettamento degli interventi in due tranche.
Nel frattempo, i giorni scorrono e l'agenda dei prossimi incontri si fa sempre più vicina.
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