"Dopo un intenso fine settimana svolto in diretta con l'avvocato Cecchetti, vi comunico che la Diffida (di cui troverete i dettagli nel gruppo chiuso) è stata recapitata al MEF (Ministero Economie e Finanze) in persona del Ministro Padoan, al Ministero del Lavoro, in persona del Ministro Poletti ed alla Commissione Lavoro alla Camera, in persona del Presidente Cesare Damiano". È quanto afferma Rossella Lo Iacono del Comitato Opzione Donna ultimo trimestre 1957/58, aggiornando le lavoratrici aderenti sullo stato di avanzamento dell'iniziativa finalizzata al conseguimento del diritto alla pensione per le proprie iscritte.
All'interno dello stesso gruppo è stato poi diffuso pubblicamente il testo con il quale si invitano gli attori istituzionali "ad ottemperare agli adempimenti normativi imposti dall'art. 1 comma 281 della Legge 208/2015", dando quindi attuazione a quanto previsto con la L.243/2004, ovvero al pensionamento anticipato tramite l'istituto dell'opzione donna. Ma la diffida non si ferma qui, invitando allo stesso tempo i Ministeri a diventare interpreti delle istanze avanzate dalle pensionande, in modo da "apportare gli opportuni ed anzi necessari emendamenti alla Legge di Stabilità"
Pensioni anticipate e opzione donna: garantire attuazione tramite l'attività di monitoraggio
Stante la situazione appena descritta, la diffida chiededi garantire che opzione donna, anche se nella versione riduttiva prevista dall'articolo 1 comma 281 della legge 208/2015, possa trovare effettivamente attuazione.
In questo modo, si otterrebbeche le risorse ed economie emersedal contatore venganoeffettivamente utilizzate per lo scopo originario, ovvero "al fine di assicurare il trattamento pensionistico alle donne rientranti nella previsione normativa". Nella pratica, si chiede al Governo di utilizzare in modo corretto le risorse avanzate rispetto al precedente anno, ricordando che i risparmi devono essere utilizzati in modo specifico per sanare la situazione.
Uscite anticipate e OD: le motivazioni alla base della diffida
All'interno del testo inviato ai Ministeri competenti vengono poi ricordate le motivazioni che hanno portato le lavoratrici ad avanzare la diffida. Il riferimento va innanzitutto alla mancata trasmissione alle Camere della relazione sul monitoraggio, seppur questa risulterebbe già firmata dall'Inps e dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
Inoltre, all'interno della bozza della Legge di stabilità "non è previsto alcun riferimento ad opzione donna, in evidente spregio" alla normativa del 2004. Infine, si ricorda l'illegittima applicazione dell'aspettativa di vita "alle donne che hanno maturato i requisiti di 57 anni di età e 35 anni di versamenti entro il 31 dicembre del 2015, con la conseguente grave lesione del diritto alla quiescenza. Una situazione "quantomeno corretta" proprio grazie all'azione di monitoraggio, di cui si attende ancora oggi l'esito.
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