La riforma degli ammortizzatori sociali voluta dal Governo Renzi ha completamente cambiato il modo di intendere i sussidi di disoccupazione. La nascita dell’Anpal, l’Agenzia per le politiche attive sul lavoro è l’esempio del cambiamento di orientamento del mondo dei sussidi per chi perde il lavoro. Anzi, chiamarli sussidi forse è sbagliato, perché nell’idea del Governo, gli ammortizzatori sociali vanno intesi come un modo per ricollocare al lavoro o socialmente i disoccupati. Fatto sta che la vita per coloro che percepiscono gli ammortizzatori è cambiata e soprattutto, le indennità che prima apparivano inviolabili, oggi sono messe a rischio da una serie di adempimenti richiesti ai lavoratori.

La Naspi oggi

L’indennità per chi perde involontariamente il lavoro, oggi si chiama naspi. Dal punto di vista tecnico, la presentazione della domanda non è cambiata rispetto agli anni passati ed alla ASPI, alla Requisiti Ridotti o Ordinaria come venivano conosciute le disoccupazioni Inps un tempo. La domanda va fatta sempre allo stesso modo, tramite l’INPS in maniera autonoma o tramite Patronato. Oggi però, la domanda non basta perché una volta presentata bisogna recarsi al Centro l’Impiego della sua Provincia di residenza per sottoscrivere il patto di servizio. Il disoccupato deve sottoscrivere la DID, la dichiarazione di immediata disponibilità. Si tratta di una specie di contratto da stipulare con l’Ufficio di Collocamento dove, oltre che confermare il proprio stato di inoccupazione, dovrà dichiararsi disponibile ad accettare offerte di lavoro congrue ed a sottostare alle iniziative che il Centro avvierà per lui.

Bisogna dichiararsi disponibili a partecipare ad iniziative e corsi per rafforzare le proprie competenze e per cercare attivamente un nuovo lavoro.

Si rischia la revoca o la riduzione del sussidio

Il patto di servizio non è fattore di poco conto o da sottovalutare in ottica Naspi o ASDI o Dis-Coll, cioè tutti i sussidi per disoccupati riconosciuti oggi dall’INPS.

Sanzioni e penalizzazioni sono dietro l’angolo per i disoccupati che si dimostreranno poco virtuosi rispetto a quanto da loro sottoscritto. Mancare anche ad un solo appuntamento dei laboratori e corsi predisposti, porterà alla decurtazione di una delle mensilità di indennità. Senza giustificare l’assenza, si perderà subito il 25% di una mensilità.

Al primo rifiuto di congrue proposte di lavoro o di inviti a partecipare ad attività e lavori di pubblica utilità, scatta il taglio di un mese intero di sussidio o addirittura la revoca del sussidio. La revoca scatta anche nei casi di reiterati rifiuti a partecipare alle iniziative di riqualificazione e di aumento delle proprie competenze, di norma dopo la terza assenza. L’INPS in una recente circolare ha precisato come la revoca del beneficio economico delle indennità comporterà anche la perdita della contribuzione figurativa dei periodi revocati. Va ricordato anche cosa si intende per congrua offerta di lavoro, definizione che è quella della riforma Fornero. Per congrua offerta di lavoro, quella che di fatto non si può rifiutare si intende una proposta di lavoro con stipendio superiore del 20% dell’indennità Naspi o di altri ammortizzatori percepita mensilmente. Inoltre, il luogo di lavoro deve essere distante dalla residenza del disoccupato entro un raggio di 50 km o raggiungibile in un ora e 20 minuti con mezzi di trasporto pubblici.