La Legge di Bilancio 2017 conferma la presenza nel nostro ordinamento del congedo di paternità obbligatorio: un periodo di permesso dal lavoro pari a due giorni, pagati al 100 % della retribuzione, di cui il lavoratore divenuto padre deve obbligatoriamente fruire entro un arco temporale di cinque mesi dalla nascita del figlio/a.

Il datore di lavoro dovrà dunque fare a meno del lavoratore per tutta la durata del congedo; in compenso, non subirà alcuna perdita economica da tale assenza, in quanto la retribuzione del lavoratore sarà pagata interamente dall’Inps (il datore di lavoro dovrà anticipare la somma al lavoratore e potrà recuperare poi la stessa scalandola dai contributi da pagare all’ente previdenziale).

Conferme e novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2017

Il congedo di paternità obbligatorio, introdotto nel nostro ordinamento dalla Legge n. 92 del 28 giugno 2012 e prorogato fino ad oggi dalla Legge 28 dicembre 2015, n.208, è stata dunque confermata anche per i prossimi anni.

Si è previsto, inoltre, di allungare il periodo di permesso per i neo padri, facendo passare i giorni di congedo obbligatorio da due a quattro dall’anno 2018 in poi.

Al fine di far fronte alle inevitabili spese per l’INPS derivanti da tali disposizioni, il Governo ha stanziato, mediante la Legge di Bilancio stessa, più di 40 milioni di euro, cifra attraverso la quale poter coprire i congedi per il 2017 (interamente) e per il 2018 (in parte), anno in cui entreranno in vigore le nuove disposizioni

Regole per usufruire del congedo obbligatorio padre

Sopra è stato già esposto quello che è il funzionamento generale del congedo di paternità obbligatorio.

A quanto già specificato, risulta utile aggiungere che i due giorni (quattro dal 2018) di riposo possono essere sfruttati dal lavoratore dipendente sia consecutivamente che in maniera non continuativa; risulta fondamentale, tuttavia, richiedere per iscritto al proprio datore di lavoro di poter fruire dei permessi almeno 15 giorni prima, giacchè in caso contrario la domanda potrà essere respinta, rendendo necessaria una nuova richiesta che andrà ad investire per altri giorni.