Nemmeno gli aumenti di stipendi di 85 euro mensili con i rinnovi dei contratti degli statali e la riforma che si sta concretizzando della Pubblica Amministrazione riusciranno a coprire le perdite nelle buste paga dei dipendenti del pubblico impiego subite negli ultimi anni di blocco contrattuale. Secondo il dossier preparato dalla Ragioneria dello Stato, infatti, gli stipendi dei dipendenti pubblici, tra il 2011 ed il 2015, hanno perso il 6,2 per cento del loro potere d'acquisito. Ed è andata anche bene perché negli ultimi anni il tasso di inflazione si è approssimato allo zero.

Altrimenti le perdite percentuali delle retribuzioni potevano essere di gran lunga maggiore. In più, il blocco dura da più anni: dal 2009 ad oggi, sono ben otto gli anni di mancato rinnovo dei contratti degli statali.

Rinnovo contratto statali 2017: ecco gli aumenti di stipendi del 2017 e 2018

Inoltre, l'aumento di 85 euro, comunque insufficiente a coprire la percentuale di perdita del 6,2 per cento, non è ancora sicuro a partire dal 2018: infatti, per il prossimo anno, il Governo Gentiloni è impegnato nel reperimento dei fondi necessari (almeno un altro miliardo e 200 milioni di euro) per garantire tali aumenti. Per il 2017, al termine delle contrattazione tra ministro della Funzione Pubblica, Madia e sigle sindacati e dopo l'approvazione della legge di Bilancio, gli aumenti stimati degli stipendi degli statali non andranno oltre i 35 euro mensili che, peraltro, risulteranno lordi.

Aumenti in busta paga del 2017 e del 2018, in ogni modo, non riusciranno a coprire le perdite che ciascun comparto della Pubblica amministrazione ha subito in questi anni.

Stipendi Pubblica amministrazione e contratti statali: scuola con maggiori perdite

Infatti, dando un'occhiata ai singoli settori della vecchia distribuzione della Pubblica amministrazione (nel frattempo, i comparti sono stati ridotti a quattro), la Scuola è quella che ci ha perso maggiormente.

Nei cinque anni dal 2011 al 2015 la differenza della retribuzione complessiva è scesa del 10,4 per cento, determinando una media di stipendi di docenti e personale Ata che si attesta sui 28.343 euro lordi annui. Nelle agenzie fiscali (-8 per cento) e nelle Università (-7,4 per cento) la riduzione degli stipendi è stata più contenuta, cosiccome nella sanità dove la differenza segna un meno 4,9 per cento.

Tra i dipendenti del pubblico impiego degli enti locali delle autonomie speciali, invece, si è registrato uno scostamento pressoché nullo, mentre i prefetti e i magistrati hanno fatto registrare un saldo addirittura positivo (rispettivamente, lo 0,3 e l'1,1 per cento). Infine, meglio di tutti sono andati i lavoratori delle Autorità indipendenti: i loro stipendi sono cresciuti del 6,2 per cento.