"È certo che le nuove generazioni entrate prima nel capitalismo finanziario e poi in quello digitale, hanno anche bisogno di una pensione di cittadinanza a causa del lavoro discontinuo e precario". Lo afferma il Presidente della Commissione lavoro alla Camera commentando la proposta di Matteo Renzi sul "lavoro di cittadinanza" ed esponendo i propri dubbi sulla questione. "Aspettiamo di vedere", ha specificato l'On Cesare Damiano, ricordando però il proprio Ddl proposto assieme all'On Gnecchi, attraverso il quale si propone di offrire una pensione di base di circa 500 euro, realizzata grazie alla fiscalità generale e destinata a coloro che dovranno confrontarsi con il sistema previdenziale di tipo puramente contributivo.

Una proposta che risulta attualmente in discussione anche tra Governo e sindacati, nella cosiddetta FASE II del confronto in essere, ripreso proprio nella settimana passata. D'altra parte, il tema rappresenta per il Parlamentare una vera e propria priorità, motivo per il quale si auspica che venga affrontato con la giusta attenzione.

Riforma pensioni e FASE II: si riapre il cantiere della previdenza

Nel frattempo prosegue il cantiere della previdenza, con i nuovi incontri tra esecutivo e parti sociali già fissati per il mese di marzo. Entro il 23/03 avranno luogo tre appuntamenti, che dovranno rivedere a livello strategico l'impianto del settore soprattutto per quanto concerne le giovani generazioni.

Il focus, come già anticipato, si concentrerà sulle c.d. carriere discontinue, con un possibile taglio del cuneo fiscale che si affiancherà alla già citata istituzione di una pensione minima per chi rientra nel contributivo puro. A lato si parlerà anche di un nuovo approccio alla governance dell'istituto di previdenza pubblica e dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

Secondo pilastro: si punta a rinnovare la previdenza integrativa

Un altro nodo da sciogliere resta quello della previdenza integrativa: i sindacati premono per un rilancio dopo che negli scorsi anni si è agito in controtendenza, alzando le imposte sui rendimenti dei fondi. Una misura che è calata sul settore scoraggiando le adesioni, che risultano insufficienti rispetto alle reali necessità dei lavoratori rispetto all'esigenza di far fronte ad una pensione pubblica sempre più magra.

Alla riduzione dell'aliquota fiscale i sindacati affiancano la richiesta per l'equiparazione del trattamento tra lavoratori pubblici e privati. Vi è poi la necessità di individuare un meccanismo utile per facilitare le adesioni, anche considerando che i fondi pensione riescono ad offrire ai lavoratori risultati tanto migliori quanto prima avviene l'avvio dei versamenti.

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