Le ultimissime novità al 26 maggio 2017 sulle pensioni precoci e anticipate riguardano le recenti disposizioni in materia contenute nell'articolo 2 del Dpcm che estende finalmente l'istituto del cumulo dei periodi assicurativi anche alla quota 41. Dopo innumerevoli battaglie dei lavoratori il decreto del presidente del Consiglio dei ministri, approvato ed in attesa di pubblicazione ufficiale in Gazzetta, allarga anche ai precoci la possibilità di mettere insieme più contributi sparsi in gestioni separate di natura obbligatoria differenti al fine di raggiungere il requisito contributivo necessario per poter accedere alla pensione anticipata con 41 anni.

Un bel passo avanti se si considera che l'istituto dei periodi assicurativi era attualmente usufruibile solo per acquisire il diritto alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi se uomini e 41 anni e 10 mesi se donne.

Pensioni anticipate e quota 41, si sommano i contributi

Il Dpcm risolve il dubbio amletico che affliggeva ultimamente i lavoratori precoci che si interrogavano sulla possibilità o meno di poter cumulare i contributi versati in più casse previdenziali al fine di sommare tutti gli anni lavorati e raggiungere con più facilità la fatidica quota 41. Tale ampliamento permette ora anche ai precoci di poter conteggiare insieme i periodi contributivi non coincidenti temporalmente frutto di lavoro dipendente o autonomo, versati in parte nelle casse dell'Inps ed in parte in altre forme sostitutive presso la gestione separata o ancora presso le gestioni previdenziali dei liberi professionisti.

L'articolo di legge suddetto prevede che al raggiungimento del requisito contributivo necessario a maturare la pensione anticipata possa concorrere tutta la contribuzione versata o accreditata. Battaglia questa portata avanti duramente anche da Cesare Damiano che ha sempre definito folle la ricongiunzione onerosa dei contributi già versati.

Il presidente della Commissione Lavoro ha sempre sostenuto che fosse un diritto più che legittimo dei lavoratori il poter sommare, ai fini pensionistici, i propri contributi, sebbene questi fossero stati versati in casse previdenziali diverse. Il punto, sosteneva Damiano e che quegli anni il lavoratore li avesse lavorati e già versati, indipendentemente dalla cassa previdenziale di appartenenza.

Quota 41 e la svolta sul cumulo dei contributi

L’articolo 2, comma 2 del Dpcm per fare un esempio consente dunque ad un precoce, che rispetti il doppio vincolo di avere alle spalle 12 mesi di contribuzione prima dei 19 anni e l'appartenenza ad una categoria disagiata, di poter accedere alla pensione anticipata pur essendo in possesso, tipo, di 35 anni nella gestione pubblica e 16 nel Fpld, Fondo pensione lavoratori dipendenti. La facoltà di cui sopra vale altresì per l'APE sociale, l' assegno di pensionamento anticipato potrà, infatti, essere raggiunto integrando i contributi versati in più casse previdenziali al fine di raggiungere il requisito 30 o 36 anni di contributi. Il cumulo, però è bene specificare, in questo caso non opera nei confronti delle forme di previdenza dei liberi professionisti.

Un passo avanti comunque che permette di non penalizzare tutti coloro, specie le donne, che hanno avuto nell'arco della propria vita carriere frammentate e discontinue. La pecca che permane, riferendoci alla Quota 41, concerne l'aumento della stessa dal 2019, dal momento che non è venuto meno l'adeguamento alla speranza di vita, che porterà un ulteriore incremento dai 4 ai 5 mesi a seconda di quanto comunicherà l'Istat. Quanti anni ci vorranno, si chiedono sul web i precoci, affinché il Governo si decida ad eliminare l'adeguamento all'aspettativa di vita colmando anche questa lacuna previdenziale?