Non tutti gli eroi indossano una maschera, asserisce una ormai celebre citazione cinematografica, ma certo mai penseremmo di trovarli nelle scuole italiane. Eppure secondo la celebre scrittrice dacia maraini, ospite al Trentino Book Festival, i docenti che lavorano nelle scuole italiane sarebbero dei veri e propri eroi che, a dispetto di edifici scolastici fatiscenti, stipendi bassi (siamo tra i peggiori in Europa), classi sovraffollate e condizioni lavorative al limite sono tutti i giorni ‘in trincea’ a lavorare con passione, consapevoli di avere seppur in maniera indiretta un ruolo importante per il futuro del nostro Paese.

Maraini sulla scuola: 'Un’istituzione che funziona malissimo'

In occasione della presentazione del suo nuovo libro “La bambina e il sognatore”, la scrittrice è stata chiamata ad esprimersi sulla Scuola italiana proprio perché la sua ultima fatica letteraria vede come protagonista un maestro di scuola elementare che deve confrontarsi con le fatiche e le difficoltà di ricoprire tale ruolo nella scuola italiana di oggi. “Un’istituzione che funziona malissimo”, ha tuonato, e a cui rimprovera un’impostazione che ne ha snaturato le fondamenta: la scuola “non è un’azienda e deve formare, non produrre”. Per fortuna – ha poi aggiunto - “c’è una rete di giovani insegnanti appassionati che la sostengono (la scuola ndr) pur con uno stipendio bassissimo” e tanto basta alla scrittrice, senza addentrarsi nei meandri delle infinite problematiche del sistema scuola, per poter affermare che “un maestro di oggi è un eroe”.

Stipendi tra i più bassi in Europa

E a ben vedere, se non di eroi si tratta, poco ci manca: edifici cadenti, personale insufficiente, genitori sul piede di guerra pronti a tutto per difendere i propri figli, classi sovraffollate, studenti irrispettosi e intoccabili cui si è aggiunta recentemente la tegola della Buona Scuola con tutte le sue conseguenze.

E tutto questo per uno stipendio effettivamente sensibilmente più basso rispetto ai nostri vicini europei. In media infatti un insegnante dei paesi dell’Unione percepisce circa 35.600 dollari dopo 15 anni di anzianità, contro lo stipendio medio italiano che si aggira sui 30 mila dollari, circa il 74% di quello di un dipendente a tempo pieno.

Un divario notevole, accentuato dalla recente riforma che ha qualificato l’accesso all’insegnamento come esclusivo appannaggio di chi in possesso di laurea. E l’attesissimo rinnovo del contratto che arriverà solo nel 2018 non cambierà la situazione: dopo quasi un decennio di blocco contrattuale gli aumenti previsti si aggireranno attorno alla cifra di 85 euro lorde, contro i 210 (netti) richiesti dai sindacati per aumento vero e proprio e l’indennità della vacanza contrattuale del settembre 2015. E proprio come i supereroi dei fumetti anche questa volta i docenti dovranno fare affidamento ad un superpotere ormai esercitato da anni: la pazienza.