Il momento della verità sull'ape volontaria, su quella aziendale e sul tandem che si creerà con la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA) avverrà a settembre. Con la ripresa dei lavori ed il primo Consiglio dei Ministri del prossimo mese è atteso infatti il via libera definitivo alla seconda tranche di opzioni flessibili per l'uscita dal lavoro. Si tratta di misure alle quali i lavoratori potranno ricorrere con requisiti minimi più bassi rispetto alle c.d. opzioni tutelate dalla legge. Basti pensare al vincolo contributivo, che nell'APE sociale è fissato a 36-30 anni a seconda delle situazioni di disagio.

Con il ventaglio di opzioni legate all'APE volontaria, il requisito scende ad appena un ventennio, aprendo la porta del prepensionamento a partire dai 63 anni di età, pur con il presupposto del futuro assegno minimo Inps non inferiore alle 700 euro mensili.

Pensioni anticipate, tandem APE - RITA senza vincolo di sottoscrizione reciproca

A rendere particolarmente interessante questo ventaglio di soluzioni è anche il mix di libera scelta che il lavoratore può vagliare individualmente, ritagliando di fatto il ricorso all'APE o alla RITA in modo sartoriale, sulla base dell'effettiva situazione personale. È possibile, ad esempio, utilizzare esclusivamente l'APE volontaria o in alternativa ricorrere contemporaneamente alla RITA per ridurre il costo del prestito ventennale.

Si può anche accedere solamente al proprio montante privato per poter colmare il gap mancante rispetto alla maturazione dei requisiti ordinari di quiescenza pubblica. In questo caso si utilizzerà esclusivamente la RITA suddividendo i contributi versati negli anni in un numero di rate corrispondente ai mesi rimanenti alla quiescenza.

Il vantaggio è anche di natura fiscale, considerando che il legislatore garantisce l'aliquota fiscale di tutela, con una trattenuta massima del 15% (che può scendere fino al 9% in base agli anni di permanenza nel fondo).

Pensioni anticipate e RITA: allo studio nuove modifiche in LdB 2018

Sullo sfondo degli interventi attuativi della RITA restano poi i nuovi provvedimenti di flessibilità di cui si è molto parlato e che potrebbero divenire realtà con la nuova legge di bilancio 2018.

Si studia infatti l'ipotesi di slegare la rendita dei fondi pensione dai vincoli dell'APE, per intervenire sul requisito contributivo o su quello anagrafico. In questo modo lo strumento diventerebbe ancora più flessibile, andando ad agevolare le persone che si trovano a dover affrontare situazioni di disagio in età avanzata e fornendo anche una valida motivazione in più per chi sta riflettendo in giovane età circa un'eventuale adesione. Appare invece più complicato, sebbene altrettanto utile, un intervento sulla trattenuta fiscale. Gli esecutivi succedutesi negli ultimi anni si sono caratterizzati per l'invio di segnali discontinui in tal senso, avendo effettuato ritocchi dell'imposizione. L'ultimo in ordine di tempo ha visto passare l'aliquota sui rendimenti dall'11% al 20%, trovando l'opposizione degli operatori di comparto e dei sindacati.

Per capire in che modo evolverà la situazione, bisognerà comunque attendere la ripresa del confronto tra Governo e parti sociali, ma appare quanto mai scontato che un intervento di manutenzione sia una precondizione essenziale per il rafforzamento del secondo pilastro previdenziale.

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