Dopo l'incontro tra il Governo e i sindacati per l'avvio della cosiddetta fase due della riforma Pensioni 2017, continua a tenere banco l'argomento e sono molte le polemiche suscitate in particolar modo dagli addetti ai lavori, che adesso non si tirano indietro nel dire la loro e quindi ad alimentare la discussione. In particolare, Cesare Damiano, dopo le recenti parole sui possibili rischi del sistema previdenziale vigente, è intervenuto sulla questione e ha spiegato il suo punto di vista in modo molto chiaro, com'è sua consuetudine fare.

Riforma pensioni: 'La buona notizia sono i tre incontri già fissati'

Secondo quanto riportato dal sito Pensionioggi.it, infatti, il presidente della Commissione Lavoro alla Camera Damiano avrebbe definito l'incontro tra il ministro Poletti, che nella giornata di ieri ha detto la sua sulla questione, e i sindacati come una svolta "concertativa" di Gentiloni, che era cominciata già lo scorso autunno col Governo precedente, nonostante la dichiarata avversione di Matteo Renzi per le parti sociali. In molti casi per Damiano si fa di necessità virtù. Una buona notizia è che gli incontri continueranno con altri tre appuntamenti già programmati, ma non solo, perché per il presidente è positivo anche il fatto che al confronto ci sia la tematica legata alle carriere precarie e mal retribuite dei giovani.

Per Cesare Damiano questa è la dimostrazione che scindere la questione riforma pensioni dalla questione accesso al lavoro a tempo indeterminato non è possibile. Il presidente ha poi spiegato come ai tempi del Governo Prodi erano stati individuati i contributi figurativi nel caso della disoccupazione, l'accesso più semplificato al riscatto del titolo di laurea e la lotta al lavoro precario come strumenti indispensabili per raggiungere l'obiettivo di una pensione adeguata per i lavoratori.

E la pensione di garanzia, già da diverso tempo sostenuta dallo stesso Damiano, va proprio in questa direzione.

Riforma pensioni: per Damiano è importante fissare un principio piuttosto elementare

All'interno della legge di Bilancio si potrebbe provare a eliminare o a ridimensionare il limite imposto per andare in pensione: un assegno che deve corrispondere ad almeno 2,8 volte il minimo per uscire a 63 anni.

Per quanto concerne l'adeguamento in base all'aspettativa di vita il presidente Damiano ha dichiarato che la speranza è che il Governo non si trinceri dietro ai dati che dovrà diffondere l'Istat in merito. Nel frattempo si potrebbe fissare un principio semplice secondo cui se l'aspettativa di vita si dovesse abbassare, anche l'età pensionabile dovrà subire la stessa sorte. Come accaduto nel 2015, anche quest'anno probabilmente si ripeterà. "Elementare Watson", ha concluso Cesare Damiano.

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