Le Pensioni continuano ad essere al centro del dibattito pubblico. La giornata di ieri è stata caratterizzata dalle ultime novità riguardanti il tema dell'aspettativa di vita, ma un secondo tema altrettanto importante rischia di passare in sordina. Si tratta delle rivalutazioni riguardanti gli assegni previdenziali di chi ha già ottenuto la quiescenza. Nella giornata di ieri era infatti attesa la pronuncia della Corte Costituzionale riguardo alle mancate rivalutazioni per gli anni 2012 e 2013. L'intervento non appare di poco conto perché in gioco vi sarebbero cifre importanti, che possono arrivare fino ai 20-30 miliardi di euro secondo le ultime stime.
L'attesa per il verdetto sulla costituzionalità del taglio alle rivalutazioni
Stante la situazione, la Consulta è chiamata ad esprimersi in merito ai ricorsi sul c.d. Decreto Poletti, risalente al passato 2015. Si tratta di un intervento correttivo rispetto al primo taglio deciso dal Governo Monti nel 2011, attraverso il quale si è deciso di allargare la platea di coloro che ricevono l'adeguamento all'inflazione sulla base di tre scaglioni, fino ad un massimo di circa 3000 euro al mese. Oltre questa cifra, le rivalutazioni vengono bloccate. Ed è proprio sull'incostituzionalità di queste soglie che i giudici sono chiamati ad esprimersi. È chiaro che la questione è stata al centro di una battaglia legale tra chi afferma che l'attuale sistema rispetta il dettato della carta costituzionale e chi invece denuncia come sbagliato un provvedimento che va a toccare all'incirca 6 milioni di pensionati.
L'allarme lanciato dall'Avvocatura di Stato
Nel merito della questione, come spesso accade, hanno grande importanza i numeri. Secondo le tesi dell'Avvocatura di Stato, una totale cancellazione della misura rischia di portare a costi ulteriori per il bilancio pubblico di circa 30 miliardi di euro. Una cifra insostenibile ed anche un problema di merito, se si considera che queste rivalutazioni vanno ad adeguare anche assegni maturati con anzianità contributiva ridotta, come per le baby pensioni.
Come sempre, trovare la quadra della situazione richiederà di bilanciare interessi antagonisti tra loro. In questo senso, la soluzione trovata nel 2015 fu di prevedere una rivalutazione decrescente al crescere del reddito. Per capire se la questione potrà effettivamente dirsi conclusa non resta che attendere di conoscere quale sarà il parere espresso dai giudici.
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