Paolo Gentiloni ha definito la nuova manovra finanziaria come "snella, non lacrime e sangue". In realtà, se consideriamo il punto di vista dei lavoratori precoci e delle lavoratrici richiedenti Opzione Donna, la Legge di Bilancio per il 2018 è realmente lacrime e sangue, termine con cui si evoca il fantasma di Elsa Fornero. In sostanza, la manovra non risponde alle richieste di estensione della quota 41 e della proroga del regime sperimentale con cui le donne possono andare in pensione prima dei 60 anni avendo 35 anni di contributi alle spalle.
Tira aria di tempesta anche all'interno dei sindacati, con Roberto Ghiselli (Cgil) che di fatto ha preannunciato un possibile stop alla prosecuzione del confronto con i sindacati.
In pensione dopo 41 anni di contributi resta un sogno
L'attuale forma di flessibilità denominata quota 41, introdotta con la Legge di Stabilità dello scorso anno, consente ad un ristretto numero di precoci di andare in pensione dopo 41 anni di contributi. Le categorie dei lavoratori corrispondono alle stesse definite dal decreto attuativo dell'Ape social. Questo comporta una forte limitazione nel prepensionamento con 41 anni di lavoro alle spalle, come evidenziato tra l'altro da Susanna Camusso in occasione della manifestazione di sabato, con l'esempio del lavoro in una catena di montaggio.
Così come resta un sogno il blocco dell'aspettativa di vita, che avrebbe consentito ai lavoratori italiani di andare in pensione anche nel 2019 all'età di 66 anni e 7 mesi. Così non sarà, visto che nel 2019 fra un anno e tre mesi l'età pensionabile si alzerà di ulteriori cinque mesi, con il limite fissato a 67 anni nel biennio 2019-2020.
Un rialzo scontato, perché già prestabilito dal meccanismo che regola l'età della pensione di vecchiaia tramite i dati sulla speranza di vita.
Indignazione dei gruppi di Opzione Donna
In rete cresce la rabbia delle lavoratrici per le mancate risposte sulla proroga di Opzione Donna. I gruppi più attivi hanno esternato la propria frustrazione nei confronti dell'esito dell'ultimo incontro fra sindacati e governo, sottolineando come nel 2018 il vento potrebbe cambiare in occasione delle elezioni politiche.
Questa maggioranza sembra abbia perso definitivamente la fiducia delle donne, nonostante siano stati annunciati provvedimenti per la pensione anticipata delle madri lavoratrici, confermando dunque la valorizzazione dei lavori di cura.
Sul tema, si è espresso anche Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, il quale ha confermato le non risposte ricevute dall'esecutivo nel corso del confronto di ieri tenutosi nella sede del Ministero del Lavoro e aprendo per la prima volta ad uno strappo con il governo in merito agli eventuali nuovi incontri sulla fase 2 del capitolo Pensioni. Rimaniamo in attesa di nuovi aggiornamenti nel corso delle prossime ore, con le prime impressioni sulla manovra da parte di alcuni degli esponenti della politica italiana che più hanno avuto a cuore il tema pensionistico in quest'ultimo periodo.