Nel vertice ad Arcore tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si è discusso sul programma per le prossime elezioni politiche, la cui data è fissata per il 4 marzo. Tra gli impegni promessi dal Centrodestra unito anche l'abolizione della legge Fornero, o meglio "la revisione del sistema pensionistico cancellando gli effetti deleteri" della riforma promossa dal governo Monti nel 2011 e che porta il nome della professoressa Elsa Fornero. Sono in tanti, oggi, a domandarsi quali siano le proposte per il futuro previdenziale dell'Italia da parte della coalizione liberale trainata da Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia.

A seguire quelle che sono le misure più citate nel recente passato dagli esponenti politici del Centrodestra.

L'alternativa alla riforma Fornero

"Cancellazione della legge Fornero nel programma del Centrodestra: missione compiuta". Scrive così Matteo Salvini su Twitter, poco dopo la conclusione del vertice di Arcore, durante il quale è stata raggiunta l'intesa sul programma comune della coalizione. L'alternativa più credibile per rottamare l'attuale riforma su cui poggia il sistema previdenziale italiano è la quota 100, più volte citata da Salvini e dagli altri esponenti della Lega Nord, tra le poche forze politiche in Parlamento a non votare una delle riforme più odiate dagli italiani. A confronto, i sacchetti bio sono patrimonio dell'Unesco.

Il sistema quota 100 prevede l'accesso alla pensione attraverso il raggiungimento di una determinata quota, che si raggiunge sommando l'età anagrafica e gli anni di contributi.

Ponendo il caso di un uomo che ha lavorato per 40 anni, al raggiungimento dei 60 anni di età può andare in pensione. Se gli anni contributivi sono pari a 35, andrà in pensione all'età di 65 anni. Non è dato sapere se, cancellando la riforma Pensioni della Fornero, verrebbero cancellate anche l'Ape social e le altre misure previdenziali promosse dal governo in questi anni.

Cosa cambia per i lavoratori precoci

In più di un'occasione Matteo Salvini ha ripetuto che 41 anni di lavoro sono più che sufficienti per andare in pensione, appoggiando concretamente la causa dei lavoratori precoci. Quest'ultimi dunque vedrebbero riconosciuta la famosa quota 41 per tutti, un provvedimento atteso da anni ma che è rimasto archiviato dentro un cassetto senza che quest'ultimo fosse mai aperto. Resta ora da vedere quale sarà l'esito del voto di marzo e se il Centrodestra, Lega Nord in primis, riuscirà a mantenere la promessa fatta in campagna elettorale.