Il nuovo concorso docenti 2018, che è stato inserito nella Gazzetta Ufficiale n. 14 il 9 febbraio 2018, per la selezione degli aspiranti docenti della Scuola secondaria di primo e secondo grado, ha limitato a molti aventi titolo la partecipazione alla procedura concorsuale. L'Anief, come altri sindacati e studi legali, ha dato il via per tanto, per chi è interessato alla partecipazione, ad una campagna di ricorsi, per tutelare quanti sono stati esclusi, come già avvenuto nel 2017. Ma vediamo in dettaglio chi può fare domanda e chi no.

Modalità partecipazione al concorso

Le candidature possono essere trasmesse solo on line, dal 20 febbraio al 22 marzo, da Istanze on line. Possono partecipare al concorso 2018, tutti coloro che sono in possesso di abilitazione, anche se di ruolo, e coloro che si sono abilitati entro maggio 2017, e sono già inclusi o nelle Graduatorie ad esaurimento o nella seconda fascia delle Graduatorie di istituto. Numerosi sono gli esclusi a questa tornata concorsuale, ecco perché come di consueto, è già pronta la campagna di ricorsi per accedervi.

Lo studio legale Anief si pone in particolare in contrasto con la decisione del Miur di escludere gli Itp che non hanno il requisito dell'iscrizione entro maggio 2017 nelle graduatorie d'istituto.

Per il giovane sindacato, non può essere assunta la data del 31 maggio 2017 per il possesso dell'abilitazione, anche perché le domande scadono il 22 marzo, inoltre, fino al 30 giugno si può conseguire anche il titolo sul sostegno. Se sono ammessi a partecipare al concorso, aspiranti inclusi con riserva nelle Graduatorie ad esaurimento o nella II fascia delle graduatorie d’istituto entro il 31 maggio, non è giusto escludere gli altri.

L'Anief ha deciso di fare ricorso per questa ingiusta esclusione di tanti aventi titolo, tra questi sono annoverati anche i diplomati ISEF, o di Conservatori e Accademie di Belle Arti, gli abilitati all'estero, gli idonei in altre procedure concorsuali, coloro che otterranno la specializzazione su sostegno dopo il 30 giugno e gli abilitati delle Accademie e dei Conservatori non inseriti in GI o inseriti dopo il 30 maggio 2017.

In molti hanno ottenuto il ruolo nel precedente concorso, superando nelle date suppletive la selezione, grazie all'ammissione al concorso 2017, con i ricorsi giudiziari. Insomma , fare ricorso non è assolutamente tempo perso.

Il bando di concorso è scritto male

Il Miur, anche quest'anno, ha pubblicato un bando scritto male e fatto peggio, proprio perché ha escluso molti aventi diritto. Dopo le ultime sentenze che riconoscono l'abilitazione ai diplomati Itp, non ha riconosciuto l'ammissione al concorso 2018 a tutti questi docenti. Già quest'anno non aver incluso a pettine gli Itp in seconda fascia, ha creato gravi ingiustizie in graduatoria, dando modo a moltissimi aspiranti con punteggi minimi, di ottenere incarichi annuali e supplenze brevi, superando colleghi Itp con più punteggio, che non hanno prodotto ricorso al giudice.

Questi docenti, con i punteggi bassi che possiedono, non avrebbero mai potuto insegnare, se non tra dieci o vent'anni (o mai addirittura, come già detto), invece, hanno superato colleghi con più titoli e punteggi alti, che non hanno fatto ricorso come loro. Il Miur non avendo inserito a suo tempo tutti gli Itp, ha permesso di accedere ad un lavoro quale l'insegnamento, a tanti candidati non sempre sufficientemente preparati, una situazione che ha dell'assurdo.

Marcello Pacifico, presidente Anief, riguardo al concorso docenti 2018 ha detto che si è dato vita ad una discriminazione tra candidati con gli stessi titoli, ed il concorso che doveva realizzare la ‘Fase transitoria’ per tutti gli abilitati, "sta diventando l’ennesimo motivo di disputa gratuita".

I governi degli ultimi anni hanno sperperato denaro pubblico, in inutili ricorsi nel comparto scuola, in cui a priori sapevano di essere soccombenti. L'inerzia del Miur permette ancora una volta la violazione dei diritti, di chi da anni aspetta il suo turno in graduatoria, e crea trattamenti di disparità gravi. L'insegnamento è un mestiere importante, non si può accedere con estrema facilità e violando per di più diritti di chi ha più titoli e più punteggio.

Anief e gli altri sindacati ancora una volta avviano un nuovo contenzioso e la colpa di questa nuova ondata di ricorsi non è da ascrivere al sindacato, ma "ad una amministrazione scolastica che non vuole applicare le più elementari norme sul diritto” e così facendo tanti docenti perdono diritti, lavoro e soldi. L'incertezza del diritto nella scuola italiana è, assieme al precariato, una piaga che crea gravi ingiustizie.