In vista delle imminenti elezioni del 4 marzo giungono ogni giorno notizie sulle Pensioni: nell'ultima settimana ad esempio sono arrivate le ultime novità sulla pensione anticipata tramite Anticipo Pensionistico in versione APE Volontaria, ma ad essere ben più numerose sono le dichiarazioni dei politici e le proposte dei partiti per quel che riguarda il futuro assetto previdenziale italiano. Oggi vediamo quanto reso noto dal Partito Democratico di Matteo Renzi tramite un documento trattante appunto di una riforma pensioni che serva a superare le attuali difficoltà per molte categorie (si pensi in particolare i giovani, le lavoratrici, i lavoratori più vicini alla pensione che perdono il lavoro e altre ancora) derivanti dalle rigidità introdotte con le tre riforme delle pensioni avvenute in Italia dal 1994 in poi: la Riforma Maroni, la Riforma Sacconi e la Riforma Fornero.

In particolare il Pd apre ad una proroga per l'Opzione Donna e per l'Ape Social, allargandone anche le possibilità di accesso in modo da consentire a più persone di poter andare in pensione prima rispetto all'età per la pensione di vecchiaia, all'estensione della Quota 41 per i precoci, a una integrazione della pensione di vecchiaia per i lavoratori più giovani - cioè che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 2015 e sono dunque interamente nel sistema contributivo - per garantire almeno 750 euro al mese quando saranno pensionati. Inoltre il PD è per un miglioramento del sistema di adeguamento dell'età pensionabile alla speranza di vita, sistema che va per forza confermato ma corretto in alcuni punti.

Novità pensioni: le proposte elettorali del PD

Nel documento diffuso dal PD il nodo centrale riguarda la flessibilità in uscita, ovvero il poter consentire a lavoratori e lavoratrici di poter andare in pensione prima del previsto rispetto all'età per la pensione di vecchiaia, sia che si appartenga a categorie svantaggiate sia per scelta volontaria:

  • prorogare l'Opzione Donna oltre il 31-12-2015, termine ultimo per il raggiungimento dei requisiti di accesso, anche alle lavoratrici con meno di 63 anni
  • stabilizzazione dell'Anticipo Pensionistico in tutte le versioni e della Rita, ma anche loro potenziamento
  • allargamento dell'Ape Social anche ai lavoratori autonomi disoccupati o occupati in lavori gravosi e usuranti, e a chi ha concluso un contratto a termine
  • Quota 41 per i precoci e per chi ha svolto lavori usuranti a prescindere dall'età anagrafica

La pensione di garanzia proposta dal PD sarebbe una integrazione delle pensioni di vecchiaia calcolate interamente col sistema contributivo che non arrivano a 750 euro al mese pur in presenza del requisito dei 20 anni di contributi.

Si tratta in sostanza di affrontare il problema della pensione troppo bassa per chi ha iniziato a lavorare dal 1 gennaio 1996 in poi: appunto questi lavoratori sono totalmente nel sistema contributivo e a causa dell'aumentato precariato, che comporta la concreta possibilità di "buchi contributivi" ma anche di stipendi più bassi e dunque contributi economicamente inferiori, rischiano di avere una pensione davvero misera.

Per quel che riguarda il sistema dell'adeguamento dell'età pensionabile all'aumento della speranza di vita, il PD lo conferma esplicitamente nel suo documento sulla riforma previdenziale che metterebbe in atto nel caso avesse il governo del Paese, perchè comunque è un sistema ineludibile per garantire la stabilità dei conti pubblici visto che previdenza e demografia non possono essere scisse; ma apre ad alcuni correttivi, come del resto ribadisce di aver già fatto nel corso degli ultimi anni, coi governi Renzi e Gentiloni, per tenere conto delle esigenze di categorie particolarmente svantaggiate dai mutamenti socio-economici e da situazioni di difficoltà personali.