Brutte notizie sul fronte occupazione nel settore Scuola; nel suo ultimo rapporto che analizza come in generale si sia sviluppata la presenza degli “Occupati nella pubblica amministrazione”, l’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) ha certificato che la scuola italiana soffre di un’anomalia abbastanza paradossale, i posti di lavoro continuano ad essere tagliati ma il precariato continua a salire.
Dal rapporto si evince come, nonostante il provvedimento più recente che ha riguardato il comparto, la ‘Buona Scuola’ del governo Renzi, dal 2001 ad oggi a fronte dei 35mila posti in meno, sono stati ben 145mila tra docenti e personale Ata i precari chiamati a fare supplenze lunghe, o annuali o fino alla conclusione dell’attività didattica.
A questa impietosa situazione di precariato contribuisce l’insensata resistenza dello Stato alla stabilizzazione di quel personale che è già stato formato, selezionato e abilitato per poter ottenere il ruolo. Anche la politica dal canto suo non è sembrata all’altezza di affrontare la questione con provvedimenti efficaci. A rendere la situazione peggiore hanno contribuito scelte come la diminuzione del tempo scolastico, l’introduzione di regole che hanno incoraggiato differenze di trattamento economico e giuridico per il personale a tempo determinato o la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto, che ha consentito allo stato di non assumere né pagare i mesi estivi ai soggetti coinvolti, compresi i posti in deroga su sostegno.
Un taglio di posti su tutta la linea
I dati che emergono dal rapporto sono quindi abbastanza allarmanti, si tratta di decine di migliaia di posti bruciati in 15 anni, posti che riguardano tutti gli addetti ai lavori, dai docenti ai collaboratori scolastici fino agli amministrativi e ai tecnici e se si considera che l’anno scorso l’unico ricambio che c’è stato ha riguardato solo il classico turn over, risulta chiaro che all’orizzonte non si intravedono cieli sereni.
Anche fra i dirigenti scolastici c’è stata una scrematura abbastanza consistente, nel 2001 erano 12mila contro i 7mila attualmente in servizio, a questi però bisognerà sottrarne altri 2mila che a settembre prossimo andranno in reggenza a causa dei concorsi bloccati e delle assunzioni a singhiozzo. Infatti nonostante le 35mila candidature pervenute, il concorso pubblico seguita ad essere rinviato e se, come si prevede, prenderà il via in estate sarà già tardi per sostituire i posti in reggenza, con tutti i disagi organizzativi che è facile immaginare.
Marcello Pacifico, presidente di Anief (Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori) e segretario Cisal afferma che, data questa situazione precaria che di fatto costringe il personale a spostarsi ogni anno cambiando istituto, colleghi e studenti, è difficile immaginare di risolvere i radicati problemi che attanagliano la scuola italiana. Il presidente conclude la sua disamina con un appello al futuro governo: “Come si fa a parlare di continuità didattica se gli insegnanti cambiano in numero così massiccio? Come si può parlare di scuole di qualità se poi non si mette a disposizione per un periodo di tempo congruo nemmeno il personale amministrativo, tecnico e ausiliario? Ecco perché chiediamo al nuovo governo una vera svolta”.