In attesa di capire se il cantiere della revisione del sistema previdenziale del Governo Lega-Movimento5Stelle porterà davvero alla nascita delle nuove misure promesse, i dubbi e le perplessità sulle novità della riforma sono sempre tanti. In primo luogo quelli relativi agli importi delle Pensioni che si andranno a percepire a partire dal 2019, quando a dire il vero, con o senza riforma, molte novità sono state già ufficializzate.
A fronte di misure che sembra possano permettere di andare in pensione prima, ci sarà qualcosa da lasciare nel piatto per i futuri pensionati?
Si corre il rischio di avere pensioni ridotte per i giovani di oggi, attuali lavoratori e futuri pensionati? Un articolo del Corriere della Sera, con tanto di esempi, mette in luce l’entità della perdita di danaro che le nuove misure in cantiere potrebbero portare nelle tasche di questi lavoratori ai quali verrebbe offerto l’anticipo di pensione con quota 100 o quota 41. Allo stesso modo, un altro importante quotidiano nazionale come Repubblica, mette in luce il fatto che la revisione dei coefficienti di trasformazione dei contributi in assegni pensionistici, dal 2019 ridurrà le pensioni erogate per via di un meccanismo già previsto.
Le nuove misure ed i tagli di assegno
Con le novità previdenziali in lavorazione, un ventenne riuscirebbe ad anticipare la pensione anche 5 anni e mezzo prima, ma lasciando per strada il 16% dell’assegno pensionistico, cioè in soldoni, ben 210 euro al mese.
Questo un primo esempio citato dal Corriere che ha analizzato quota 100 e quota 41. La prima misura è quella che si prefigge l’obbiettivo di inserire nel sistema la tanto agognata flessibilità in uscita. Si andrebbe in pensione con 64 anni di età e 36 di contributi o con 65 e 35 e 66 e 34. La quota 41 invece, che poi sarebbe la misura su cui è calcolato l’esempio del ventenne, consentirebbe di lasciare il lavoro senza vincoli di età, diventando la nuova pensione di anzianità che tanto per intenderci, nel 2019 porterà i contributi utili alla quiescenza, a 43 anni e 3 mesi per uomini o 42 anni e 3 mesi per le donne.
L’esempio del ventenne mette in luce la penalizzazione massima a cui andrebbero incontro i lavoratori perché si tratta di un soggetto che arriverebbe alla pensione sfruttando il massimo anticipo consentito. Al salire dell’età, l’anticipo sarebbe inferiore e di conseguenza, inferiore sarebbe anche il sacrificio economico inteso come taglio di assegno.
Il sistema contributivo
Si chiama sistema contributivo, ed è quello oggi vigente con cui viene calcolata la pensione agli italiani. Un sistema che prevede l’erogazione di un assegno calcolato in base al montante dei contributi versati durante la vita lavorativa dei richiedenti le pensioni. Evidente che allo stato attuale delle cose ed in base a questo meccanismo di calcolo delle prestazioni pensionistiche, uscendo prima dal lavoro e quindi andando prima in pensione, non si potrà mai percepire la stessa pensione che sarebbe toccata restando in attività ancora a lungo. Il Ministero del Lavoro nel frattempo, ha provveduto ad aggiornare la tabella dei "coefficienti minimi di trasformazione del montante contributivo".
Si tratta dei valori con i quali vengono moltiplicati i contributi versati nella vita lavorativa di un soggetto e che, dopo essere rivalutati in base ai tassi di crescita economica e di inflazione, determinano il reale importo della pensione spettante. Su questi coefficienti incide l’età del lavoratore il giorno che va in pensione e più alta è questa età, più elevati saranno i coefficienti. Per la prima volta la forbice di età considerata dal Ministero del Lavoro è quella dai 57 ai 71 anni. L’aggiornamento di questi coefficienti, resi pubblici lo scorso 8 giugno, come riporta anche Italia Oggi, provocherà la riduzione delle pensioni di un buon 1% medio a partire dal 2019. Un taglio che toccherà la punta massima del 2% per le fasce di età più elevate.
Un problema che in parte è detonato per coloro che rientrano nel sistema misto perché avevano chiuso 18 anni di contributi prima del 1° gennaio 1996 e per i quali il calcolo della pensione con il sistema contributivo verrà applicato solo per i periodi di contribuzione successivi al 2011.