Non ci sono solo le polemiche intorno alla necessità del lavoro degli immigrati per far quadrare il bilancio previdenziale italiano. Presentando la sua ultima Relazione annuale da Presidente dell'Inps, Tito Boeri ha elencato tutta una serie di ragioni per le quali tornare alle Pensioni di anzianità potrebbe costare molto alle casse dello Stato e, in definitiva, a tutti i lavoratori italiani attivi.

I dati presentati da Boeri

Parlando davanti alla Camera dei Deputati, Boeri ha spiegato come, già ora, ci sia una proporzione tra pensionati e lavoratori di circa due pensionati ogni tre lavoratori.

E secondo delle proiezioni fornite dal Fondo Monetario Internazionale si potrebbe presto arrivare ad un rapporto di parità cioè uno ad uno. A questo si aggiunga che, in media, il reddito pensionistico è pari a circa l'80% del reddito medio da lavoro. In pratica, se questo scenario dovesse prendere forma i lavoratori italiani si ritroverebbero a dover destinare i 4/5 del loro reddito alla copertura delle pensioni. Questo, inevitabilmente, vorrebbe dire stipendi più bassi per i lavoratori attivi. È per motivi come questi che a suo tempo fu introdotto il sistema contributivo che, ovviamente, ha comportato dei redditi da pensione inferiori per tutti.

Le conseguenze di quota 100

Come spiegato dal Presidente dell'Inps durante la sua presentazione, l'introduzione della famosa quota 100 avrebbe, come effetto immediato l'uscita dal lavoro di circa 750 mila persone in più che andrebbero ad accrescere l'esercito dei pensionati.

Ecco perché Boeri ha affermato che il lavoro regolare degli immigrati è necessario. Questi, infatti, svolgendo lavori o mansioni che gli italiani non desiderano più svolgere, contribuirebbero con i loro versamenti previdenziali a sostenere il bilancio dell'Inps. Oggi, infatti, come nota il "Sole24ore" nelle mansioni lavorative meno qualificate o manuali i lavoratori stranieri rappresentano circa il 36% mentre gli italiani sarebbero solamente l'8%.

Di conseguenza, un ritorno alle pensioni di anzianità con 64 anni d'età anagrafica, in base ai calcoli dell'Inps costerebbe circa 4 miliardi di euro il primo anno e ben 8 miliardi di euro a regime. Se, poi, come sembra voler fare il Governo M5S - Lega, si volesse consentire di andare in pensione a qualunque età anagrafica ma con 41 anni di contributi versati, queste cifre lieviterebbero a 11 miliardi di euro solo il primo anno e ben 18 miliardi di euro a regime.

Senza contare che il Governo ha intenzione anche di elevare le pensioni minime a 780 euro.

Le soluzioni proposte da Boeri

Oltre ovviamente a non criminalizzare il lavoro degli immigrati regolari, Boeri ha fatto notare che per poter garantire il necessario equilibrio di Bilancio sia necessario accelerare sulla transizione al metodo contributivo e facendo in modo che i nuovi pensionamenti vengano sterilizzati in senso attuariale. Potrebbe essere necessario anche un intervento che riduca i privilegi tuttora esistenti anche nell'ambito delle pensioni. E il riferimento non è solo alle pensioni d'oro che, per Boeri, non esistono. Ma un riordino delle pensioni assistenziali e contrbutive, quello sì sarebbe necessario secondo l'economista.