La discussione sulla riforma delle Pensioni, a partire dall’introduzione della Quota 100, sta per entrare nel vivo. Dopo la pausa estiva, infatti, il governo ritorna al lavoro trovando sul tavolo la stesura della Legge di Bilancio che dovrà contenere, secondo le promesse fatte in campagna elettorale da Lega e Movimento 5 stelle, l’introduzione del Reddito di cittadinanza e, appunto, la riforma del sistema previdenziale della quale uno dei cardini è rappresentato proprio dalla Quota 100.

In attesa delle modalità con la quale si introdurranno queste riforme, è la Uil a lanciare un allarme paventando il sacrificio di alcune conquiste sulla flessibilità degli ultimi anni come, ad esempio, l’Ape sociale che comporterebbe, secondo il sindacato guidato da Carmelo Barbagallo, un sostanziale passo indietro a carico delle categorie più deboli.

Quota 100, rischi per le categorie più deboli se viene abolito l’Ape sociale

L’anticipo pensionistico denominato Ape sociale andrà in scadenza il prossimo 31 dicembre 2018 ed un suo rinnovo appare improbabile, considerando la necessità da parte del governo Conte di recuperare risorse per finanziare l’introduzione dell’attesa Quota 100. Su questa eventualità, però, lancia l’allarme il Servizio Politiche previdenziali della Uil con uno studio che evidenzia come la Quota 100 costituirebbe un passo indietro per le categorie che beneficiano dell’Ape sociale.

Come è noto, infatti, la proposta del governo Lega-5 stelle prevede l’introduzione di un principio di flessibilità previdenziale basato sul raggiungimento di quota 100 come somma di età anagrafica ed anni di contribuzione con un minimo di 64 anni di età.

Attualmente, invece, le categorie che possono beneficiare dell’Ape sociale, vale a dire addetti alle mansioni gravose, invalidi, disoccupati e caregivers, possono contare su un prestito gratuito (senza interessi) che gli consente di ricevere un anticipo pensionistico a partire dai 63 anni di età e con 30 o 36 anni di contributi che possono diventare anche 28 o 34 nel caso di madri con più figli.

Condizioni che consentono, ad esempio, ad un disoccupato che assiste un familiare disabile o ad un lavoratore affetto da gravi disabilità di lasciare il lavoro con una ‘quota 93’, mentre i lavoratori che svolgono mansioni gravose possono accedere all’anticipo pensionistico ad una età di 63 anni ed una ‘quota 99’ effettiva.

Riforma pensioni, la Uil sollecita un confronto con il governo

Alle luce di queste considerazioni la Uil sollecita un incontro con il governo prima della stesura della Legge di Bilancio per evitare errori. Nel dettaglio la soluzione ideale, secondo il segretario Barbagallo, potrebbe essere quella di estendere a tutti i lavoratori la possibilità di andare in pensione a 63 anni, auspicando su questo tema l’avvio di un confronto tra governo e parti sociali. E’ evidente, rimarca la Uil, che la Quota 100 così come prospettata ed in concomitanza con il mancato rinnovo dell’Ape sociale, si rivelerebbe una beffa per le categorie deboli.