Il piano previdenziale dell’esecutivo Conte è un autentico cantiere aperto. Nella prossima legge di Bilancio sarà inserito sicuramente un pacchetto Pensioni, con novità importanti che riguardano chi la pensione deve ancora centrarla, ma anche chi già la percepisce. Nuove misure sembrano in procinto di essere varate e nuovi provvedimenti di carattere previdenziale potrebbero rendere, dall’anno prossimo, le pensioni molto diverse da come le conosciamo oggi. Tagli per determinate tipologie di assegni previdenziali, aumenti per altre fattispecie di pensioni e misure volte a concedere pensioni anticipate e flessibili ai lavoratori sono i tre campi su cui gioca il governo.

Le misure sono ormai di dominio pubblico e come riporta il quotidiano “Repubblica”, adesso tocca al Ministero dell’Economia risolvere il nodo principale di tutte queste novità, cioè trovare le coperture finanziarie adeguate alle operazioni che si vogliono mettere in atto.

I tagli alle pensioni d’oro

Il 19 settembre è stata incardinata in commissione bilancio della Camera dei Deputati la proposta di legge sul taglio degli assegni d’oro. Si tratta di uno dei cavalli di battaglia del vice premier Di Maio e dei cinquestelle. Chi subirà il taglio sulle pensioni d'oro? In base alla proposta, se dovesse diventare legge, i pensionati con assegni pensionistici mensili a partire da 4.500 euro saranno colpiti da quella che per molti è una autentica mannaia.

Tagli fino al 25% per questi pensionati che hanno avuto la “fortuna” di vedersi calcolare la pensione tutta o in parte con il metodo retributivo, quello basato sulle ultime retribuzioni utili ai fini previdenziali. Su questi assegni, secondo le indicazioni dei proponenti il disegno di legge, verrebbe applicato il cosiddetto ricalcolo contributivo, cioè la pensione verrebbe ricalcolata in base ai contributi previdenziali versati e quindi penalizzata.

Prima si è usciti dal lavoro, più alto sarà il taglio imposto che per quelli che sono riusciti a lasciare il lavoro prima dei 60 anni, potrebbe essere anche del 25% della pensione. Un ricalcolo retroattivo che però potrebbe scontrarsi con problemi di costituzionalità, come riporta l’edizione odierna del quotidiano “il Giornale”.

Infatti, i dubbi su questo provvedimento sono circa la reazione che potrebbe avere la Corte Costituzionale di fronte ai probabili ricorsi che i soggetti vittime del taglio presenteranno. La Corte in passato ha ritenuto legittimo, solo lo stop alla rivalutazione degli assegni rispetto al tasso di inflazione e soprattutto, per un periodo temporale limitato. Tagli veri e propri degli assegni pensionistici sono stati già bocciati in passato.

Minime a 780 euro al mese

Un’altra misura in cantiere, che viaggia su un binario parallelo al taglio delle pensioni d’oro, è l’aumento delle minime. Infatti quanto si riuscirà a risparmiare con il provvedimento di taglio sugli assegni d’oro dovrebbe servire, come riporta anche la proposta di legge depositata, a finanziare l’aumento delle minime.

La misura è un altro cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle e si chiama pensione di cittadinanza. Come aumentano le pensioni minime nel 2019 con questa pensione di cittadinanza ormai è cosa nota. La soglia fissata è pari a 780 euro al mese. Tutte le pensioni erogate con importi inferiori a tale soglia, verranno incrementate da questa pensione di cittadinanza.

La quota 100

L’argomento previdenziale più dibattuto e atteso è senza ombra di dubbio la quota 100. Misura che servirà secondo la Lega ed il suo leader, l’altro vice premier Matteo Salvini, a superare la Fornero, dotare il sistema previdenziale di maggiore flessibilità in uscita e consentire a molti lavoratori un accesso anticipato alla quiescenza.

Come funziona quota 100? Le ultime notizie sembrano confermare che l’indirizzo preso dall’esecutivo per la quota 100 sia quello che la settimana scorsa ha proposto Salvini. Si andrebbe in pensione sommando età e contributi previdenziali a partire dai 62 anni con 38 di contribuzione previdenziale accumulata. Dalla Lega però ci sarebbe chi vorrebbe correggere il tiro, allargando il campo della misura a chi ha 35 anni di contributi versati con 65 anni di età.