Chi sceglierà di dare seguito al nuovo meccanismo di pensionamento anticipato tramite la quota 100 dovrà rinunciare al cumulo con altri redditi di Lavoro per almeno 5 anni, cioè fino al raggiungimento dei requisiti ordinari di quiescenza. È quanto emerge nelle ultime ore rispetto ai vincoli che caratterizzeranno il meccanismo di prepensionamento in approvazione con la legge di bilancio 2019. Il nuovo intervento è stato pensato per andare incontro alle richieste di Bruxelles in merito al contenimento dei costi e quindi per cercare di evitare il possibile avvio di una procedura d'infrazione, senza per questo rinunciare ai provvedimenti chiave inseriti all'interno del contratto giallo - verde.
Pensioni anticipate e Quota 100: verso un rafforzamento dei disincentivi
L'effetto pratico del nuovo vincolo significherebbe che un neo pensionato di 62 anni di età (e con almeno 38 anni di contribuzione, così come previsto dai requisiti di base), sarà impossibilitato ad avere ulteriori entrate professionali perlomeno fino al 2024. Ma bisogna anche considerare che restare fuori da ogni impegno professionale in età avanzata significa probabilmente veder terminare anche ogni possibilità di mantenere un ruolo attivo nel mercato del lavoro. Chiaramente la condizione potrebbe apparire meno penalizzante al crescere dell'età, stante che il tempo di fermo si riduce all'avvicinarsi della quiescenza di vecchiaia.
L'avvio dei pensionamenti flessibili con le finestre mobili
Il vincolo andrà ad unirsi ad un altro elemento sul quale i potenziali fruitori della misura dovranno riflettere con attenzione nelle proprie valutazioni, ovvero la presenza di finestre mobili per poter accedere all'Inps con la quota 100. Se poi si considera che l'assegno risulterà più basso per via di minori coefficienti di conversione della parte contributiva e per i mancati versamenti che si sarebbero effettuati continuando a lavorare, appare chiaro perché l'esecutivo pensa che le uscite si ridurranno fortemente rispetto a quelle potenziali.
Su una platea stimata inizialmente attorno alle 500-600mila unità si parla infatti di circa 250-270mila quiescenze anticipate nel corso del 2019. Se così fosse, l'impatto favorevole sulla spesa pubblica del comparto previdenziale sarebbe però notevole, con risparmi per quasi due miliardi di euro rispetto agli accantonamenti che sono stati previsti con la nuova legge di bilancio.