I servizi di pulizia all'interno della Scuola tornano ad essere affidati al personale Ata, assunto direttamente dalla Pubblica Amministrazione. Finisce definitivamente l'affidamento di tali mansioni a cooperative di lavoro esterne. A stabilirlo è un emendamento alla Legge di Bilancio approvato in extremis dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati che recepisce le richieste, più volte reiterate in questi anni, da parte dei dirigenti scolastici. In questa maniera inoltre verrebbero sbloccate quasi 12.000 nuove assunzioni di personale che attualmente sono bloccate.

L'emendamento appena approvato stabilisce che questo processo di internalizzazione diverrà pienamente operativo a partire dal 1 gennaio 2020. In pratica, da tale data, il nuovo personale Ata entrerà ufficialmente a far parte dei dipendenti statali.

L'opinione dei presidi italiani

La novità appena introdotta nella Legge di Bilancio, che domani 8 dicembre dovrebbe essere approvata dalla Camera dei Deputati per poi passare al Senato, trova il pieno appoggio dei presidi italiani. Commentando l'emendamento sull'internalizzazione dei servizi di pulizia Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi, ha affermato di essere "completamente d'accordo" con la proposta di riforma, in quanto la gestione esterna si è rivelata "estremamente difficoltosa".

Inoltre, in questo modo, il personale Ata, continua Giannelli, potrà occuparsi anche dei servizi di vigilanza. I dirigenti scolastici potranno esercitare un controllo più diretto. L'unico appunto che l'Associazione dei presidi fa al Governo M5S-Lega è aver fissato come data di entrata a regime della riforma il 2020, considerata una data forse "troppo in là", secondo le parole di Giannelli.

Come verrà reclutato il nuovo personale

Secondo quanto previsto dal testo dell'emendamento appena approvato, il nuovo personale sarà selezionato attraverso dei concorsi pubblici dedicati espressamente a coloro che, a partire dal 1999, hanno lavorato ininterrottamente nel mondo della scuola. L'obiettivo del Governo dovrebbe essere quindi quello di riportare all'interno della Pubblica amministrazione tutto quel personale che già oggi è presente in ogni singolo istituto, ma alle dipendenze di aziende private.

Per quanto riguarda le risorse finanziarie destinate al processo di internalizzazione, saranno reperite attraverso il superamento del Decreto del Presidente della Repubblica del 2009, che ha istituito i cosiddetti posti "Ata accantonati". In pratica dovrebbero essere inseriti in organico i cosiddetti ex Lavoratori socialmente utili (Lsu). Si tratta di lavoratori (in genere disoccupati o cassaintegrati o impiegati negli appalti storici) che il Governo Prodi, alla fine degli anni Novanta, aveva deciso di stabilizzare all'interno degli istituti pubblici, affidando loro il servizio di pulizia. Questi lavoratori sono stati poi dirottati in imprese private. In totale, tra Lsu e altre categorie, come mette in evidenza il FattoQuotidiano.it, si tratta di circa 17.000 lavoratori su tutto il territorio nazionale, con una forte percentuale concentrata nelle Regioni del Sud.

Come sottolinea Repubblica, per poter rimanere in questi limiti di spesa le assunzioni potranno essere anche part- time. Comunque, dovrebbero essere previste altre risorse finanziarie. Nello specifico si tratta di circa 94 milioni di euro che si dovrebbero aggiungere ai 96 milioni già stanziati per arrivare a giugno 2019 e concludere in questo modo l'anno scolastico.

La sollecitazione dei sindacati di categoria

Anche se le principali sigle sindacali di categoria, la Filcams Cgil, la Fisascat Cisl e la Uiltrasporti Uil, esprimono soddisfazione per l'approvazione dell'emendamento, precisano tuttavia che, così come è scritto, il provvedimento non fornisce garanzie certe a tutta la platea dei potenziali lavoratori interessati.

In particolare Lena Gissi, presidente della Cisl-Scuola, chiede al Governo di preparare un piano di azione complessivo per programmare adeguatamente gli inserimenti, in modo tale da tutelare tutte le categorie interessate. Sia i lavoratori delle cooperative, che potrebbero non essere in possesso dei titoli idonei, sia i collaboratori scolastici precari in attesa da anni.