"La liquidazione del Tfr maturata con la pensione anticipata a quota 100 e pagata fino a cinque anni dopo l'uscita per la pensione prefigura una vera e propria appropriazione indebita, anche se temporalmente definita". Sono queste le considerazioni di Mario Baldassari, Presidente del Centro studi economia reale apparse oggi sul Corriere della Sera in merito alle modalità di uscita nel 2019 con le pensioni a quota 100. In attesa di conoscere i dettagli il contenuto del decreto proprio della misura pensionistica, infatti, è possibile già fare qualche conto sul Trattamento di fine rapporto dei lavoratori privati e di quelli della Pubblica Amministrazione.
Con differenze tra i due settori sulle risorse stanziate e sul differimento del pagamento delle liquidazioni nel tempo.
Pensione anticipata: privati e statali uscita e Tfr quota 100 nel 2019, requisiti e contributi
Infatti, per la riforma delle Pensioni il Governo ha stanziato circa quattro miliardi di euro per il solo 2019, risorse che aumenteranno per le uscite del 2020 a 5,3 miliardi di euro. Negli stanziamenti per la quota 100, tuttavia, non sarebbero stati fatti i giusti conteggi sulle liquidazioni dei lavoratori. Considerando un lavoratore che, ad oggi, scelga l'uscita con quota 100, la pensione mediamente dovrebbe aggirarsi sul 70 per cento dell'ultimo stipendio percepito. Ciò significa che, essendo il Tfr calcolato sullo stipendio e precisamente su un dodicesimo per ciascun anno di lavoro prestato, la spesa per il solo 2019 dovrebbe aggirarsi sui 24,7 miliardi di euro tra dipendenti privati e statali.
Il calcolo trova giustificazione nel monte liquidazione annuo di 650 milioni dei lavoratori in uscita con quota 100 moltiplicato per i 38 anni di contributi minimi richiesti come requisito di uscita. In questo ragionamento è utile considerare che la liquidazione rappresenta un salario differito del lavoratore e, pertanto, di sua proprietà.
Statali: Tfr quota 100 per pensione anticipata uscita quota 100 fino al 2024, ipotesi prestito bancario
La suddivisione calcolata dal Centro studi economia reale sulle liquidazioni del Trattamento di fine rapporto legato alle uscite con pensione anticipata con quota 100 tra lavoratori del privato e del pubblico mettono in evidenza un "debito" di 18,5 miliardi per i primi e di 6,2 per i secondi.
Tuttavia, se ai lavoratori del privato in uscita con quota 100 l'Inps pagherà l'assegno di pensione mensile e le aziende dovranno restituire la quota del Tfr, per i lavoratori del pubblico impiego, invece, si starebbe ipotizzando di spostare nel tempo la liquidazione di fine servizio. Infatti, i lavoratori della Pubblica amministrazione entrerebbero in possesso delle somme della liquidazione alla maturazione della pensione di vecchiaia, ovvero a 67 anni. Il che significa che il pagamento del Tfr sarebbe spostato in avanti fino a cinque anni, partendo dall'età minima di uscita con la quota 100 di 62 anni. Questo meccanismo genererebbe un ulteriore debito per lo Stato, ma differito nel tempo. Nel frattempo, si sta facendo largo l'ipotesi di un Tfr anticipato dalle banche in attesa di quanto dovuto da parte dello Stato.
In ogni modo, secondo Mario Baldassari un siffatto meccanismo rappresenterebbe un'appropriazione indebita in quanto lo Stato non può negare il pagamento del Trattamento di fine rapporto al momento dell'uscita per la pensione del lavoratore.