Tra coloro che risultano maggiormente penalizzati nelle regole di accesso alla pensione è possibile citare sicuramente i cosiddetti lavoratori precoci. Si tratta di persone che hanno iniziato a lavorare in giovane o giovanissima età e che non riescono ad accedere all'agognata pensione nonostante tre o quattro decenni di lavoro alle proprie spalle per via dei vincoli anagrafici o contributivi troppo stringenti. Mentre per poter vedere una vera e propria quota 41 disponibile in senso universale per tutti i lavoratori sembra bisognerà attendere perlomeno la fine della sperimentazione della quota 100, data in conclusione per il termine del 2022.

La pensione anticipata della legge Fornero e lo stop all'aspettativa di vita

La principale porta di accesso all'Inps per i lavoratori precoci resta la cosiddetta pensione anticipata della legge Fornero. Si ottiene quindi la quiescenza indipendentemente dall'età anagrafica maturata purché si abbiano almeno 41 anni e 10 mesi di versamenti per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. L'assegno viene inoltre erogato con una finestra mobile di tre mesi. L'opzione è accessibile sia per i lavoratori dipendenti iscritti all'AGO che per i lavoratori autonomi e gli iscritti alla cosiddetta gestione separata (ad es. i parasubordinati). La novità introdotta al riguardo nel nuovo decreto legge sul pacchetto Pensioni è la sterilizzazione dell'adeguamento all'aspettativa di vita, posto che dal 2019 i criteri appena elencati avrebbero dovuto subire una maggiorazione di cinque mensilità.

Confermata anche la nuova quota 41, ma i vincoli restano stringenti

Per coloro che vivono una situazione di disagio in età avanzata resta confermata anche la quota 41 avviata nella precedente legislatura. Attenzione però perché non si tratta di un'opzione di stampo universale. Il provvedimento è infatti accessibile ai lavoratori che hanno versato almeno un anno di contributi prima del compimento del 19mo anno di età.

Bisogna inoltre rientrare all'interno di una delle categorie individuate dal legislatore, ad esempio chi svolge attività gravose (come indicato nel Dm lavoro 05/02/2018 o nel Dlgs n. 67 del 2011). La quota 41 è accessibile anche ai caregivers, agli invalidi almeno al 74% oppure ai disoccupati che hanno già esaurito le altre tutele di legge (Naspi).

Anche in questo caso l'assegno presenta il calcolo misto e viene erogato con una finestra mobile di tre mesi. Da notare che il legislatore ha previsto la sterilizzazione dei 5 mesi di aumento dovuti all'aspettativa di vita, confermando quindi il parametro dei 41 anni di contribuzione anziché 41,5.