Si registrano ancora una volta dati in crescita in merito alla nuova quota 100, l'opzione di uscita flessibile dal lavoro in avvio con il decretone grazie alla quale è possibile ottenere l'accesso alla quiescenza a partire dai 62 anni di età e con almeno 38 anni di contribuzione. A partire dall'avvio della misura, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e l'arrivo delle circolari operative da parte dell'Inps, il trend di crescita delle pratiche inoltrate presso l'istituto pubblico di previdenza è stato costante, tanto che ad oggi si è arrivati a superare le 55mila unità.

Riforma pensioni, i dati relativi alle richieste di uscita tramite Q100

Secondo quanto comunicato dalla stessa Inps, nella giornata di ieri le domande di pensionamento tramite quota 100 avevano ormai superato le 55mila unità (il numero preciso corrisponde a 55004 pratiche correttamente inviate all'indirizzo dell'Istituto). Di queste, il numero maggiore continua ad essere riconducibile a Roma, con 4.205 richieste. Segue la città di Napoli con 2624 pratiche e Milano con 2105. Per quanto concerne invece l'esame dei domande sulla base delle differenti gestioni di appartenenza dei lavoratori, troviamo 20.457 pratiche corrispondenti a lavoratori dipendenti, funzionari e dirigenti del settore privato, mentre 19.193 sono invece riconducibili all'amministrazione pubblica.

Rispetto alla modalità di invio, 49.103 domande sono state presentate facendo ricorso ai servizi offerti dai patronati, mentre 5.901 direttamente dai cittadini tramite gli sportelli dell'Inps oppure con l'accesso online (usufruendo del proprio Pin dispositivo o dello SPID).

Quota 100: poche domande inviate dalle donne

Continuano purtroppo a persistere le differenze di genere, visto che le pratiche inviate dagli uomini corrispondono a 41.674, mentre le donne hanno inoltrato appena 13.330 richieste di prepensionamento.

Un'ulteriore conferma del fatto che il vincolo contributivo fissato a 38 anni di versamenti continua a penalizzare chi ha avuto una carriera part time o discontinua. A sottolineare il problema delle differenze di genere presenti nelle nuove misure di flessibilità previdenziale inserite all'interno della legge di bilancio 2019 sono stati sia i sindacati (riunitisi nella piattaforma unitaria formata da Cgil, Cisl e Uil), sia i Comitati delle lavoratrici, come nel caso del Comitato Opzione Donna Social. Sulla questione si attende anche di vedere in che modo evolverà la conversione del decreto sul pacchetto Pensioni in discussione in Parlamento.