Dalle parti sociali si torna a fare il punto della situazione in merito ai nuovi meccanismi di pensionamento anticipato disponibili grazie al "decretone" ed agli effetti sulla platea dei lavoratori. Cgil, Cisl e Uil hanno infatti ribadito le proprie posizioni comuni durante un'audizione tenutasi presso la Camera dei deputati, evidenziando gli aspetti problematici della riforma in corso d'attuazione.
Per Cgil, Cisl e Uil rispetto alla quota 100 ci sono troppi vincoli
Entrando nel merito delle preoccupazioni espresse dalla piattaforma sindacale, emergere il tema delle Pensioni anticipate tramite quota 100 e del turn over all'interno della pubblica amministrazione.
Riconoscendo che alcuni emendamenti andavano effettivamente incontro alle esigenze di flessibilità previdenziale da parte dei lavoratori, le parti sociali hanno al contempo evidenziato la presenza di vincoli di spesa eccessivi nelle nuove assunzioni. Fatto che potrebbe comportare difficoltà nel ricambio generazionale e conseguenze negative nella garanzia di continuità dei servizi offerti ai cittadini. Una situazione che diviene ancora più chiara se si analizzano le richieste in arrivo registrate dall'Inps, che prospettano decine di migliaia di uscite dal lavoro tramite l'applicazione della nuova quota 100.
Necessario ampliare la platea per l'Ape sociale ed i lavoratori precoci
Sempre da parte dei sindacati sono emerse negli scorsi giorni nuove rivendicazioni riguardanti le altre misure di flessibilità previdenziale attualmente disponibili.
È il caso dell'Ape sociale e della quota 41 per i lavoratori precoci. Secondo uno studio ad opera dell'Ufficio previdenza della Cgil, nel biennio 2017 - 2018 appena il 42,3% delle domande sono state accolte. Tra queste, restano pochissime le pratiche dei lavoratori che svolgono attività gravose: "solo 14.587 domande accolte in due anni, mentre sono appena il 25% le domande che provengono da donne lavoratrici".
Per questo motivo i sindacati chiedono di intervenire sugli attuali vincoli presenti al momento per queste specifiche situazioni di disagio, al fine di allargare la platea dei potenziali beneficiari (attualmente considerata come eccessivamente ristretta). D'altra parte, lo scenario sarebbe implicitamente confermato dagli stessi dati Inps, visto che supportano proprio la necessità di ripensare in senso meno restrittivo i vincoli di accesso alle agevolazioni pensionistiche.