Dallo scorso 2 settembre tutti i beneficiari del reddito di cittadinanza sono ufficialmente chiamati a gestire la cosiddetta fase 2 che prevede, con la chiamata dei Centri per l'Impiego o dei Comuni, la sottoscrizione, rispettivamente, del Patto per il Lavoro o del Patto per l'Inclusione Sociale. Ci sono però dei casi di esclusione e di esonero, dalla stipula del Patto per il Lavoro, che meritano attenzione. Vediamo quali sono nell'ambito di una casistica che, peraltro, è molto ampia.

Esclusi, esonerati ed esonerabili dalla fase 2 per il rilancio occupazionale

La sottoscrizione di un Patto esclude l'altra in quanto ci sono i percettori del reddito di cittadinanza occupabili, e quelli non occupabili. Non a caso, riporta Money.it, ai fini della sottoscrizione del Patto per il Lavoro occorre distinguere, all'interno di ogni nucleo familiare che mensilmente intasca il sussidio su carta ricaricabile Postepay, la cosiddetta carta del reddito di cittadinanza, tra soggetti esclusi, soggetti esonerati e soggetti esonerabili. Nella casistica dei soggetti esclusi, tra l'altro, rientrano coloro che hanno un'età superiore ai 65 anni, mentre tra gli esonerati ci sono coloro che, ai fini del conseguimento di una qualifica professionale regionale, stanno frequentando un corso di formazione.

Tra gli esonerabili, ai fini della stipula del Patto per il Lavoro, ci sono le donne incinte e tutti coloro che, con prova documentale certificata da parte di un medico competente, si trovano in condizioni di salute non compatibili con l'avviamento al lavoro attraverso la fase 2 del reddito di cittadinanza.

Dal Patto Lavoro a quello che è finalizzato all'Inclusione sociale

Può anche accadere che i Centri per l'Impiego, pur contattando persone occupabili, al termine del colloquio rilevino situazioni di vulnerabilità economica e sociale tali che al posto del Patto per il Lavoro sarà preferibile la stipula del Patto per l'Inclusione sociale.

In tal caso la chiamata passerà dai CPI al Comune di residenza. Per le Amministrazioni comunali e per i Centri per l'Impiego, con il supporto dei navigator, la gestione di ogni singola domanda di reddito di cittadinanza accolta sarà di conseguenza tutt'altro che semplice. Al punto che, riporta lIFattoQuotidiano.it, è alto il rischio che, nel voler prendere troppi piccioni con una fava, a conti fatti e concretamente non si ottenga nulla.

L'opinione diffusa è infatti quella per cui il reddito di cittadinanza, come misura che vuole contrastare la povertà, e nello stesso tempo la disoccupazione, rappresenti in realtà un provvedimento privo di efficacia in quanto le due problematiche sarebbe stato meglio affrontarle separatamente. Vedremo al riguardo, in vista del varo della prossima Legge di Bilancio, se il nuovo Governo giallo-rosso apporterà delle modifiche.