Dalla vicepresidente dell'Inps Maria Luisa Gnecchi arrivano importanti dichiarazioni sul comparto previdenziale, durante un'intervista rilasciata a Giovanna Reanda di Radio Radicale. Nel corso dell'intervento radiofonico l'esponente Dem ha espresso approvazione per alcuni interventi prodotti all'interno dell'ultima manovra, ma ha anche puntato il dito contro i nodi che restano ancora da sciogliere. "Sono molto contenta che sia stata prorogata l'APE sociale, anche perché sono totalmente convinta che sia necessario renderla strutturale e che si debba far lavorare la Commissione che avevamo già previsto nella LdB2018", ha spiegato la Gnecchi.

In particolare, ha ricordato che "quest'ultima deve analizzare i lavori gravosi e pesanti per ampliare le 15 categorie già comprese"

Riforma pensioni, la necessità di valorizzare ai fini previdenziali il ruolo delle donne

Rispetto all'APE sociale Maria Luisa Gnecchi ha anche sottolineato l'importanza dell'inversione di tendenza che si è registrata sul tema del riconoscimento del ruolo delle donne. "Sono contenta che l'APE sociale sia un'inversione di tendenza nei confronti delle donne, perché pensa favorevolmente alle donne con uno sconto massimo di 2 anni nel requisito contributivo". Sulla questione ora l'attesa è per una prosecuzione degli interventi su tale strada. "Ovviamente non penso che sia sufficiente, le donne andrebbero riconosciute in altro modo molto più significativo" rimarca la vicepresidente Inps, "perché sono in credito rispetto al sistema previdenziale e a quello che è stato fatto loro dalla manovra Fornero in termini di innalzamento dell'età di pensione di vecchiaia, senza alcuna compensazione rispetto ai lavori di cura e al peso reale delle donne nella società, visto che si assumono tutta una serie di incarichi e di lavori gratuiti che sono un risparmio per la totale collettività".

La necessità di intervenire in favore dei giovani e dei disoccupati in età avanzata

Infine, un ultimo punto trattato durante l'intervista ha riguardato la necessità di ideare maggiori tutele per i giovani e per coloro che si trovano a vivere situazioni di disagio lavorativo in età avanzata (quando risulta molto difficile potersi reinserire o trovare un nuovo impiego).

"Per i giovani avevamo fatto una proposta già nella scorsa legislatura che proponeva uno zoccolo uguale per tutti pari all'assegno sociale, al quale sommare tutti i contributi effettivamente versati". Il riferimento va all'idea di creare una pensione di garanzia, in modo da tutelare coloro che si trovano a doversi confrontare con il sistema contributivo puro.

"Questo sarebbe un incentivo ai giovani alla contribuzione regolare e terrebbe conto del fatto che purtroppo non tutti iniziano a lavorare a 20 anni", prosegue Gnecchi. Rispetto invece a coloro che perdono il lavoro in età avanzata, si ricorda che "l'opzione donna è usata nel 53% dei casi da donne che non hanno lavoro. Per l'APE sociale i 2/3 delle persone che hanno fatto domanda sono disoccupati. Per quota 100 ben il 33% di chi ha fatto domanda era disoccupato. Allora il problema vero è che di tutte queste misure bisogna verificare chi le sta utilizzando". In questo senso, "non si può più intervenire nelle leggi di bilancio sotto la pressione dell'economia e usare il sistema previdenziale come un bancomat. Bisogna fermarsi e riflettere facendo delle proposte e delle scelte che abbiano un senso per il futuro".