Al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali continua il ciclo di incontri tra Governo e sindacati per la riforma delle Pensioni anticipate e per il dopo quota 100. Nell'ultimo confronto si è discusso sulla flessibilità in uscita dei lavoratori, ovvero delle ipotesi di agevolazione dell'andata in pensione a partire dal 1° gennaio 2022 una volta terminata quota 100. Particolarmente attiva nel confronto del tavolo tecnico è stata la Confederazione Generale Sindacale (CGS) che ha integrato le indicazioni sulla flessibilità in uscita con la staffetta generazionale.

Obiettivo, quest'ultimo, particolarmente ambito per rilanciare il mercato del lavoro. E spunta l'ipotesi di part-time di tre anni che accompagnerebbe il lavoratore alla definitiva pensione di vecchiaia.

Pensioni anticipate: ultime novità di oggi sulla riforma di quota 100 e uscita a 62 anni

In ambito di riforma delle pensioni anticipate, la Cgs dunque propone il modello di part-time pensione per il dopo quota 100 e per il superamento dei rigidi meccanismi della riforma Fornero. Secondo la proposta del sindacato, il periodo di part-time pensione avrebbe una durata massima di tre anni, anche con requisiti più alti rispetto a quelli in vigore fino al 2011 (entrata in vigore della riforma Fornero).

Infatti, i requisiti delineati dai sindacati per la pensione prevedono un'età minima di 62 anni per l'uscita e 36 anni di contributi (quota 98), più alti dei 60 anni più 35 di versamenti delle pensioni ante-Fornero. Sarebbe questo "il buon punto di caduta" dei sindacati al quale Rino Di Meglio, Segretario della Cgs, aggiungerebbe lo scivolo del part-time.

In questo modo il lavoratore, percependo per metà la pensione e per metà lo stipendio, con le ore lavorate al mese dimezzate, potrebbe avvicinarsi in maniera più soft alla definitiva pensione di vecchiaia. Inoltre, un sistema previdenziale che accompagni il lavoratore alla pensione favorirebbe la staffetta generazionale con conseguenti vantaggi sul piano delle agevolazioni alle nuove assunzioni e alla trasmissione di preziose competenze a chi si avvicina al mondo del lavoro.

Riforma pensioni: modifica uscita anticipata a quota 100 dal 2022 riporterebbe quota 41 e gravosi

Oltre alla possibilità di accorciare gli anni di lavoro con pensioni anticipate a partire dai 62 anni e la novità dello scivolo del part-time, la Cgs punta a superare definitivamente la riforma Fornero proprio in occasione del termine della sperimentazione della quota 100 fissato per il 31 dicembre 2021. In questo obiettivo, dunque, rientrano anche le misure che dovrebbero essere introdotte per allargare la platea dei lavori usuranti e gravosi. Lo stesso Di Meglio, infatti, sottolinea la necessità di includere tra i lavori gravosi anche le due categorie che non erano rientrate nella precedente riclassificazione fatta in occasione della sperimentazione dell'Ape social: gli infermieri e i docenti.

In ogni caso, il sindacato appoggia anche la quota 41, misura che avrebbe dovuto sostituire la quota 100 proprio dal 2022, come annunciato in più occasioni dal precedente Governo per bocca di Matteo Salvini e di Luigi Di Maio. "Siamo favorevoli alle pensioni maturabili con 41 anni di versamenti indipendentemente dall'età anagrafica di uscita", ha spiegato al tavolo tecnico del Ministero del Lavoro Di Meglio.

Pensioni anticipate e uscita quota 100: ipotesi di riforma e convenienza riscatto laurea

Le pensioni anticipate, il post quota 100 e la definizione delle attività gravose, in ogni modo, rappresentano le alternative di uscita per i lavoratori prossimi alla pensione. Tuttavia, il sindacato chiede misure anche per le giovani generazioni.

"E' necessario assicurare una base previdenziale certa a chi ha una carriera lavorativa discontinua e salario basso. Non è possibile inoltre - ha aggiunto Di Meglio - partire da pensioni minime di 780 euro, limite che rappresenta, ad oggi, la soglia del reddito di cittadinanza". Permangono perplessità, inoltre, sul meccanismo di riscatto agevolato della laurea che permette di pagare oneri più bassi (5.260 euro per ogni anno riscattato) ma risulta non troppo vantaggioso per gli studi pre-1996. Secondo vari ipotesi, infatti, il riscatto della laurea può essere vantaggioso per chi intenda andare in pensione anticipata con il sistema contributivo (uscita a 64 anni con 20 di contributi), con la quota 100 e con l'opzione donna. Non comporta anni di anticipo, invece, per chi esca con la pensione di vecchiaia e in alcuni casi di lavoratori che vanno in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi.