Pensioni sotto la lente d'ingrandimento di un approfondimento di Repubblica. Il quotidiano, in un articolo di Valentina Conte, evidenzia l'intenzione del governo di far andare ad esaurimento Quota 100. Restano, dunque, soltanto ipotesi quelle di coloro che avanzavano una fine anticipata per la misura opzionale per l'uscita anticipata voluta dal governo Lega-M5s. Il governo dovrà, però, mettersi al lavoro per evitare lo scalone del 2022, quando la facoltà di andare in pensione rischia di alzarsi dai 62 anni ai 67 anni. Sarebbe l'effetto della fine dell'opzione d'uscita avanzata e il ritorno alla Legge Fornero come unica via per il pensionamento.
Quota 100 fino alle fine
Ad inizio 2020 si iniziava a parlare della possibilità di stringere i tempi per una riforma complessiva del sistema pensionistico. Il proposito è stato spazzato via da urgenze che, per il governo, sono state determinate dalla pandemia. Quota 100, perciò, continuerà ad esserci fino al termine del suo triennio di sperimentazione. "Quota 100 - ha detto il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta - la facciamo finire ormai. In questo contesto di crisi può essere considerarsi un ammortizzatore sociale". L'esponente del Pd ha sottolineato che la prossima legge di Bilancio avrà un focus particolare sul sistema fiscale, mentre quella successiva (in vigore dall'1 gennaio 2022) avrà un occhio di riguardo sulla riforma previdenziale. Le polemiche sui costi della misura vengono, tra l'altro, placate dal fatto che l'adesione non è stata totale: 156mila uscite nel 2019 su 290.000 stimate hanno già garantito un risparmio stimabile in "miliardi di euro" alla fine del triennio sul totale stanziato.
Pensioni anticipate come strumento per il turn over
Quota 100, tra l'altro, era una misura che nelle mire di Lega e M5s sarebbe servita per aiutare i giovani. A fronte dei costi, infatti, si immaginava potesse garantire un sistema per far sostituire le persone avanti negli anni con dei giovani da occupare nel mondo del lavoro.
In tal senso c'è l'ipotesi avanzata da Roberto Ghiselli e riportata Repubblica. Il segretario confederale Cgil con delega alla previdenza si immagina una soluzione che possa coinvolgere anche i sindacati. L'idea è quella di estendere a tutte le aziende una soluzione già esistente per quelle con più di 1.000 dipendenti.
A quest'ultime è consentito, tramite accordo sindacale, di mandare i pensione in anticipo i lavoratori, a patto di assumerne altri più giovani.
"Ad esempio - specifica Ghiselli - tre anni di cui due coperti da Naspi e uno pagato dall'azienda, magari incentivato". In tal modo si potrebbe andare in pensione a 64 anni per chi sarebbe andato a 67. Con 38 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per le donne o con 39 anni e 10 mesi per gli uomini per chi ci arrivasse prima del dato anagrafico richiesto. Una proposta che potrebbe essere significativa, tenuto conto che i sindacati dovrebbero fare parte del tavolo che si occuperà di pensare una nuova riforma delle pensioni.