In occasione della giornata mondiale della proprietà intellettuale, celebratasi ieri, 26 aprile 2021, tutta l'editoria italiana d'informazione ha lanciato un appello al governo, affinché si adegui nel recepire la Direttiva Ue 790/2019 sul diritto d'autore digitale, entro il 7 giugno prossimo, così come previsto. Tutto questo, giunge al culmine di aspre diatribe sorte negli ultimi anni, per la disciplina del rapporto tra gruppi editoriali e piattaforme digitali, che utilizzano le pubblicazioni giornalistiche sfruttandone gli introiti economici che la divulgazione in rete comporta.

A tal proposito, gli editori, chiedono proprio la tutela delle loro pubblicazioni, che salvaguardino prima di tutto gli interessi coinvolti, in caso di diffusione digitale appunto.

La proposta che le case editrici di testate giornalistiche cartacee fra le più importanti avanzano, prevedrebbe la sottoscrizione di abbonamenti, capaci di tutelare le loro pubblicazioni, senza arrestare la circolazione delle notizie in un universo infinito come quello delle piattaforme digitali, ricalcando il modello 'Telepass'. Strumento quello degli abbonamenti, che potrebbe essere invocato per dirimere contrasti tra le parti, e che con il recepimento della Direttiva Ue 790/2019 sul Mercato unico digitale potrà porre fine a guerre sotterranee che falcidiano il mondo dell'editoria e della comunicazione via web.

La Direttiva 790/2019 delimiterà i confini entro cui non scatterà il copyright sancito dalla Ue

Le notizie pubblicate online infatti, godono di una modalità di diffusione non arginabile, essendo facilmente consultabili anche attraverso i cellulari, pur dovendo attenersi a sintesi o addirittura anteprime flash della news che si va a leggere.

Tuttavia, quello che gli editori lamentano, è la possibilità per le piattaforme digitali di sfruttare al massimo comunque anche poche parole di un articolo che procurano importanti introiti attraverso una informazione virale. Da ciò parte la proposta di attribuire una lunghezza prestabilita alle notizie da caricare sulle apposite piattaforme informative online, dotandole di un mini copyright della durata di 24 mesi, includendo gli estratti riferibili ad articoli giornalistici pubblicati dai grandi e meno grandi gruppi editoriali.

Questo modello venne già presentato nel 2016, riuscendo a ottenere un importante seguito proprio nel mondo dell'informazione editoriale, ma riscuotendo malcontento dal fronte delle piattaforme digitali, tra cui Google, che pose uno stop momentaneo alla divulgazione di notizie giornalistiche sul canale francese come azione dimostrativa. In Italia, invece, Rcs Media Group, il gruppo editoriale che finanzia il Corriere della Sera, ha realizzato una intesa proprio con Google, per la diffusione delle proprie news giornalistiche, per incentivare una comunicazione di eccellenza. Accordo a cui stanno prendendo parte anche il Sole 24 Ore, Il Foglio Quotidiano e altre realtà editoriali importanti dell'informazione nostrana.

Il tutto in attesa che entro il prossimo 7 giugno anche l'Italia recepisca la Direttiva Ue 790/2019 per contemperare da una parte l'esigenza e il diritto di fare informazione, offrendo contenuti di qualità e di rapida consultazione, che le piattaforme garantiscono agli utenti, e dall'altra la monetizzazione sacrosanta per chi crea, scrive e pubblica tali notizie.