Arrivano novità sull'allargamento delle pensioni anticipate di 5 anni dal lavoro di riforma del governo Draghi in vista della fine di quota 100, prevista per il 31 dicembre 2021. Come anticipato da Tiziana Nisini, sottosegretario al ministero del Lavoro, il governo starebbe facendo le opportune valutazioni per adeguare ulteriormente la misura di pensione anticipata contenuta nei contratti di espansione, consentendo anche alle aziende sotto le 100 unità di poter agevolare l'uscita dei propri lavoratori e favorendo il ricambio generazionale con nuove assunzioni.

Il tutto anche in vista del periodo di ripresa economica che si prospetta complesso tra lavoratori da mandare in pensione e quelli da assumere o da ricollocare, anche se permangono dubbi sull'orientamento delle imprese alla fine del blocco dei licenziamenti.

Pensioni anticipate di 5 anni, le novità di uscita dopo la riduzione del Sostegni bis

Sulle possibilità che la riforma delle Pensioni della legge di Bilancio 2022, al termine della sperimentazione di uscita agevolata con quota 100, possa contenere norme per l'allargamento del contratto di espansione ne ha parlato Tiziana Nisini in un'intervista al Corriere della Sera. Secondo quanto riferito dal sottosegretario al Lavoro, il governo "starebbe lavorando in particolare alle misure che possano favorire il ricambio generazionale", con riferimento al contratto di espansione che "consente l'accordo tra aziende e sindacati per mandare i lavoratori anziani in pensione fino a cinque anni prima, in cambio delle assunzioni di giovani".

Con il recente decreto Sostegni bis di Mario Draghi, contenente misure di ripartenza dell'economia per uscire dall'impasse dell'emergenza sanitaria, il limite minimo per poter accedere alla misura di pensione anticipata è stato abbassato a 100 unità aziendali, dai 250 previsti dalla legge di Bilancio 2021, soglia già dimezzata rispetto ai 500 lavoratori del 2020.

"Adesso si tratta di scendere sotto questa soglia (dei 100 lavoratori n.d.r.)", ha affermato Nisini anche se non ha fatto previsioni precise sull'abbassamento dimensionale.

Pensioni anticipate con uscita a 62 anni o con 37 e 10 mesi di contributi, il lavoro di allargamento a quasi tutti

Una delle ipotesi per mandare i lavoratori in pensione anticipata a 62 anni (anziché i 67 della pensione di vecchiaia) o con 37 anni di anzianità contributiva (anziché 42 anni e 10 mesi, per le donne si parte dai 36 anni e 10 mesi di versamenti) è quella di abbassare il limite dimensionale a 50 addetti per le imprese.

"È una delle ipotesi - ha spiegato Nisini - ma è presto per dirlo. Dobbiamo fare tutte le valutazioni del caso, comprese quelle sulle coperture. Ma l'obiettivo è scendere nettamente sotto i 100 addetti, anche per avere uno strumento in più per affrontare lo scalone che ci troveremo davanti il 31 dicembre 2021 con la fine di quota 100". Con la fine della sperimentazione triennale della misura pensionistica del primo governo Conte, non basterebbero più 62 anni di età unitamente ad almeno 38 di contributi per andare in pensione, ma si tornerebbe, in assenza di interventi del governo, all'età minima della pensione dei 67 anni.

Pensioni, blocco licenziamenti e assunzioni: le previsioni di ripresa del 2021

Nell'immediato, l'allargamento delle pensioni a 62 anni di età o con 37 anni e 10 mesi di anzianità contributiva operato dal decreto Sostegni bis, consentirà alle imprese di ammortizzare le difficoltà economiche riscontrate durante le fasi di chiusura e di ripartire in linea con gli obiettivi di ricambio generazionale, nonché di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale prevista dal contratto di espansione. In quest'ottica, nell'ultimo provvedimento "Sostegni", il presidente del Consiglio Mario Draghi è andato incontro alle richieste provenienti dal mondo dell'imprenditoria non prorogando ulteriormente il blocco dei licenziamenti al 28 agosto 2021 come richiesto dai sindacati, pur tutelando le realtà aziendali più colpite con la concessione di altra cassa Covid.

E dunque, dal 1° luglio prossimo, le imprese industriali e quelle del settore dell'edilizia potranno anticipare la rimozione del blocco dei licenziamenti seguite, a partire da novembre, dalle imprese del terziario. "Ma occorrerà mettere in campo un pacchetto di misure per tutelare chi perderà il lavoro", ha anticipato il sottosegretario Nisini, citando la riforma degli ammortizzatori sociali e quella delle politiche attive delle quali si sta occupando direttamente il ministro del Lavoro Andrea Orlando.