Prime stime sulle decurtazioni delle Pensioni ottenute con il contratto di espansione, il meccanismo che sembrerebbe preferire il governo Draghi per agevolare le uscite anticipate, facendo risparmiare fino a cinque anni di lavoro ai contribuenti rispetto all'età richiesta per la pensione di vecchiaia. Secondo i calcoli dello studio De Fusco & Partners, la riduzione media mensile si attesta all'8,5% dell'assegno di pensione e può arrivare a una decurtazione rispetto all'ultimo stipendio percepito del 27%. Ma le stime dipendono da vari fattori: innanzitutto da quanti anni si decide di anticipare - da uno a cinque - ma anche dalla retribuzione netta mensile e dal fatto che la pensione ordinaria, anche a 67 anni, già contiene una decurtazione a due cifre rispetto all'ultimo assegno di lavoro.

Pensioni, quanto si perde di pensione uscendo a 62 anni: il calcolo sull'ultimo stipendio

Andare in pensione cinque anni prima con il contratto di espansione, con uscita a partire dai 62 anni di età e in accordo con il datore di lavoro, comporta sempre una riduzione dell'assegno previdenziale. Tuttavia, il montante pensionistico complessivo, ovvero la quantità di pensione che il contribuente riceve nell'arco della sua vita, risulta in aumento, incrementandosi il numero di anni vissuti da pensionato. Un vantaggio che, comunque, non consente all'assegno di sottrarsi alle decurtazioni che avvengono a seconda delle varie età di uscita. Per un lavoratore che percepisca una retribuzione lorda annua di 30.000 euro, e dunque uno stipendio netto mensile di 1.650 euro, anticipare di un anno l'uscita attraverso il contratto di espansione (in pensione dai 66 anni) comporta un assegno di pensione di 1.377 euro; con due anni di anticipo la pensione scende a 1.327 euro, con tre a 1.278, con quattro a 1.230 e con cinque a 1.184.

Complessivamente, chi guadagna 30.000 euro lordi annui, subisce una riduzione media mensile rispetto alla pensione piena di 120 euro, con una percentuale di riduzione rispetto all'ultimo stipendio che passa dall'84% per un solo anno di anticipo, all'82%, al 79%, al 76% e al 73% a seconda che gli anni di anticipo siano due (uscita a 65 anni), tre (uscita a 64 anni), quattro (63 anni) o cinque (62 anni).

Pensione con contratto di espansione: il taglio rispetto all'uscita a 67 anni

Con una retribuzione annua di 35.000 euro (1.900 euro netti mensili), l'uscita con un anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia comporta una pensione di 1.576 euro, che si riduce a 1.516 per due anni di anticipo, a 1.460 per tre, a 1.403 per quattro anni e 1.348 per cinque anni di anticipo.

La perdita media mensile, a questo livello di retribuzione, sale a 139 euro, mentre le percentuali di riduzione media rispetto allo stipendio sono le medesime del caso precedente, con perdite proporzionali agli ultimi stipendi percepiti nella vita lavorativa. Aumenta a 145 euro la perdita mensile media per chi guadagna 40.000 euro lordi annui, pari a uno stipendio netto di 2.050 euro: la pensione attesa anticipando da uno a cinque anni è pari, rispettivamente, a 1.743 euro, 1730, 1.633, 1.569 e 1.507, con una perdita media mensile di 145 euro.

Pensioni nette per ogni anno di anticipo e riduzione rispetto a pensione piena

Il calcolo della pensione su retribuzioni lorde di 45.000 euro, pari a 2.193 euro mensili netti, porta all'84% dello stipendio come futura pensione per l'anticipo di un anno (mensile da 1.951 euro), ulteriormente ridotta per due anni di anticipo (1.885 euro, l'82% dello stipendio), per tre anni (1.821 euro, il 79% dell'attuale retribuzione), per quattro anni (1.758 euro, il 76% dello stipendio) e per cinque anni (1.696 euro, il 73% della retribuzione).

La perdita media mensile è pari a 158 euro. Alle stesse percentuali di riduzione rispetto allo stipendio, chi guadagna 50.000 euro lordi annui, pari a 2.387 euro netti mensili, avrà una pensione nel caso di uscita anticipata di un anno di 2.053 euro, di 1.984 per due anni di contratto di espansione, di 1.916 per tre anni di anticipo, di 1.851 per uscita a 63 anni e a 1.786 per uscite a 62 anni. Salata la perdita mensile rispetto all'uscita con la pensione di vecchiaia: si stimano 168 euro in meno nell'assegno.