Sono quattro le ipotesi di riforma delle pensioni, tra le quali figura anche quota 41 a un'età di uscita minima, che dovrebbero andare sul tavolo del nuovo governo per il 2023 e per evitare che dal prossimo 1° gennaio rimangano a disposizione dei lavoratori i due soli canali di uscita della legge Fornero, ovvero la pensione di vecchiaia e quella anticipata. In attesa che il Presidente della Repubblica nei prossimi giorni dia l'incarico di formare il nuovo governo a Giorgia Meloni, i partiti di centrodestra guardano alle possibili novità in tema di Pensioni, ben consapevoli che il 31 dicembre 2022 terminerà anche la sperimentazione di quota 102, oltre ad alcuni altri canali di uscita anticipata come l'Ape sociale e opzione donna.
Senza proroghe del governo, i due strumenti terminerebbero la propria valenza ai fini degli anticipi di pensione rispetto alla vecchia dei 67 anni.
Pensioni anticipate con uscita a quota 41 dal 2023, ecco le ultime novità
La prima novità di riforma delle pensioni per il 2023 potrebbe essere la quota 41, misura cavallo di battaglia di Matteo Salvini e Claudio Durigon della Lega, ma anche dei sindacati. La quota attualmente in vigore prevede nell'ordine 41 anni di contributi, almeno una delle condizioni di disagio economico e sociale dell'Ape sociale (disoccupazione, inabilità al lavoro, cura di un familiare o appartenenza alle categorie di lavoratori che svolgano mansioni usuranti e gravose), più l'anno di contributi che il richiedente del pensionamento anticipato deve dimostrare di aver versato prima dei 19 anni di età.
Leghisti e sindacati spingono sulla pensione a quota 41 decurtata da tutti i vincoli attuali e uscita a qualsiasi età. Una siffatta misura costerebbe 4 miliardi di euro il primo anno e 10 a partire dal 2024, anche se tali cifre non risultano a Matteo Salvini. La soluzione di mezzo che potrebbe adottare il nuovo governo potrebbe essere quella di una pensione con uscita a quota 41, ma con una soglia di età minima che andrebbe ad abbassare la platea dei destinatari e, dunque, il costo della misura stessa.
Riforma pensioni 2023 con flessibilità in uscita a 62 anni con 35 di contributi: penalità 8%
Se per la Lega prioritaria è la quota 41, per Fratelli d'Italia la prima proposta poggia su pensioni flessibili, con uscita a partire dai 62 anni e almeno 35 di contributi versati. Si tratterebbe di una misura già avanzata negli scorsi mesi da Walter Rizzetto (e riproposta in parte anche dal presidente dell'Inps, Pasquale Tridico) ma con una penalizzazione massima pari all'8% derivante dal rimando a 66 anni della quota di pensione calcolata sui contributi versati nel sistema retributivo.
Il calcolo della pensione, dunque, si baserebbe sui soli versamenti considerati nel meccanismo contributivo dall'età anticipata di uscita fino ai 66 anni, al di sopra dei quali, oltre a riottenere la "quota retributiva", sarebbero previsti anche dei "premi". Su questa ipotesi di riforma pensionistica, lo stesso Walter Rizzetto ha dichiarato che "bisogna valutarne l'impatto sui conti pubblici".
Pensioni, c'è l'ipotesi di opzione donna applicata agli uomini dal 2023 con uscita posticipata a 61-62 anni di età
Proprio nelle ultime settimane si è fatta largo la proposta di riforma previdenziale con uno sconto di uscita delle pensioni del 2023 fino a 8 anni, applicando agli uomini i meccanismi dell'opzione donna, ma più probabilmente con un'età di uscita superiore a quella prevista per le lavoratrici.
Si tratterebbe di un'opzione che consentirebbe ai lavoratori di uscire con 35 anni di contributi versati ma non dai 58-59 anni utili alle donne (a seconda del lavoro alle dipendenze o da autonome), ma dai 60 anni o, più realisticamente, dai 61-62 anni di età. Secondo quanto già sperimentato dalle lavoratrici negli ultimi anni, il meccanismo comporta in sé una riduzione media dell'assegno futuro di pensione quantificabile tra il 20 e il 25%, derivante essenzialmente da tre fattori: il primo, l'età di uscita da lavoro che determina un minore montante contributivo; il secondo, l'applicazione di un coefficiente di trasformazione più basso in corrispondenza dell'età anticipata di pensionamento rispetto a quello più alto della pensione di vecchiaia di 67 anni o a quello della pensione anticipata con circa 43 anni di contributi; il terzo fattore deriva ricalcolo della pensione con il solo metodo contributivo, anche se la platea dei lavoratori interessati rientra nel sistema "misto", più vantaggioso perché comprende i versamenti del sistema retributivo.
Pensione anticipata, la riforma potrebbe slittare al metà 2023 con il nuovo governo Meloni
Con i tempi stretti per i nuovi meccanismi di uscita e di pensione da adottare nella legge di Bilancio 2023, il nuovo governo potrebbe decidere anche di rimandare al prossimo anno l'adozione di una vera legge di riforma previdenziale. Si tratterebbe di agire in due tempi distinti: nella legge di Bilancio 2023 confermare per tutto il prossimo anno i principali strumenti attualmente in vigore come l'opzione donna e l'Ape sociale, salvo poi intervenire nel corso del 2023, dopo un confronto con le parti sociali, per introdurre nuove misure di pensione anticipata flessibili con una nuova uscita a decorrere da aprile o da luglio prossimi.