È un'altra squallida storia di abusi su minori quella che arriva dalla provincia di Lecce, precisamente da San Pietro in Lama, piccolo comune dell'hinterland salentino. Adesso per un 51enne è arrivata la condanna a 15 anni di reclusione, il soggetto è accusato di aver abusato di sua nipote fin da quando questa aveva 8 anni. Gli abusi avrebbero coperto un arco temporale che va dal 2008 al 2010 e si sarebbero verificate sempre nell'abitazione dove lo zio viveva. La piccola, che oggi è una ragazza di 17 anni, fu affidata proprio agli zii perché fu allontanata dalla madre naturale.

Quello che doveva essere per la minore un tetto di famiglia dove poter ritrovare serenità, si è trasformato invece in una trappola. Secondo quanto riporta la stampa locale, in particolare la testata giornalistica on-line Corriere Salentino, il pm del Tribunale di Lecce, Stefania Mininni, aveva richiesto per l'uomo già 14 anni di reclusione, una pena quindi aumentata leggermente dai giudici.

I fatti

Le indagini su questo sconcertante caso cominciarono dopo la denuncia della minore. Tutto, come detto, sarebbe cominciato nel 2008 e sarebbe proseguito fino all'agosto del 2010. Gli episodi sarebbero tantissimi e accadevano con cadenza regolare, si parla addirittura di due, anche tre volte a settimana.

Durante le indagini è emerso un altro particolare se vogliamo ancora più sconcertante, in quanto la presunta vittima degli abusi sarebbe stata violentata spesso mentre era ubriaca, proprio mentre questa era da poco rientrata in casa. Anche quando i due guardavano insieme la televisione si sarebbero verificati tali episodi. Secondo la ricostruzione operata dagli inquirenti, che hanno anche ascoltato in modalità protetta la minore, lo zio, prima di passare alle violenze sul suo corpo, usava praticare atti di autoerotismo, poi passava alla vittima.

Il tutto era condito da violenti minacce all'adolescente, la quale ovviamente non doveva riferire a nessuno quanto accadeva. Neanche alla zia. Sarebbero stati documentati anche veri e propri rapporti intimi completi.

La difesa: 'Una sentenza ingiusta'

Il legale difensore dell'indagato, Paolo Maci, annuncia battaglia e si scaglia contro la decisione presa dai giudici.

Maci informa infatti che il processo doveva avere un finale del tutto diverso, in quanto per l'uomo era stata già chiesta l'assoluzione dai reati per cui è imputato. Per la difesa quindi non ci sarebbero gravi indizi nei confronti dello zio e il legale fa sapere che "è stata una decisione sbagliata riascoltare la minore", già ascoltata in sede di incidente probatorio quattro anni prima. Da qui non era emersa nessuna circostanza che poteva incriminare l'assistito della difesa. La stessa avrebbe di fatto messo in giro questa storia delle violenze per vendicarsi in un certo modo dello zio, accusato dalla stessa ragazza di essere "Hitler" (questo è il paragone che ha fatto) per via del suo carattere autoritario.

Pare, secondo quanto riporta sempre il Corriere Salentino, che lo zio volesse cacciare da casa la nipote. “Mi sgridava e non mi voleva in casa” - avrebbe riferito la ragazza. Particolari questi ultimi che verranno sicuramente chiariti a breve. Per appellare la sentenza bisognerà attendere il deposito delle motivazioni attese nei prossimi 90 giorni.