Lo scandalo Volkswagen cambierà la geopolitica dell’industria automobilistica mondiale? Difficile prevederlo seppur svariati analisti si sono già pronunciati in tal senso. Di certo la conseguenza più rilevante per il gigante di casa Wolfsburg è lo smarrimento di quell’aurea costruita nel tempo e divenuta suo vero e proprio marchio di fabbrica: l’affidabilità. Caratteristica che esula dai meri tecnicismi propri di ingegneri e tecnici, ma che piuttosto si lega a doppio filo con la fiducia dei consumatori internazionali. Una fidelizzazione rigida, quasi orgogliosa.

Dopo lo scoppio del dieselgatel’incantesimo pare però essersi interrotto, a vantaggio di una concorrenza spietata.

La bomba su Bmw

Diciamolo subito: la possibilità che la falsificazione delle emissioni scoperta negli Stati Uniti possa essere avvenuta anche nel Vecchio Continente è sempre più consistente. A confermarlo Alexander Dobrindt, ministro tedesco dei Trasporti: “Siamo stati informati che i veicoli con motori diesel 1.6 e 2.0 sono stati manipolati anche in Europa”. Un’ammissione che anticipa un richiamo di fabbrica, da parte del costruttore, senza precedenti. L’ennesimo colpo di scena è invece arrivato dal settimanale AutoBild: anche BMW con il suo suv X3 avrebbe mascherato i reali valori inquinanti superiori di ben 11 volte rispetto al limite consentito.

La reazione da Monaco di Baviera non si è fatta attendere: “Nessun software capace di falsificare la misurazione dei gas in condizioni normali e di test, è stato installato sulle nostre vetture”. Una smentita che non ha evitato un immediatotonfo in Borsa.

La situazione in Italia

Sulla scia di quanto fatto dall’EPA (l’agenzia per la protezione ambientale americana) anche nel resto del mondo è iniziata la caccia alle auto truccate.

In Italia si è mossa la Procura di Torino che ha annunciato l’avvio di un’indagine a tappeto. Il pubblico ministero, Raffaele Guariniello, ha aperto un fascicolo a carico di ignoti. Inchiesta che tuttavia non coinvolge solo la casa automobilistica tedesca ma anche tutte le altre. Le ispezioni sono state affidate ai Nas, il Nucleo anti sofisticazione dell’arma dei carabinieri.

A prendere le distanze dal sistema illecito perpetrato da Volkswagen il gruppo FCA, uno dei principali protagonisti in ascesa del mercato americano. Il presidente JohnElkann, ha rivendicato i meriti dell’azienda: “Siamo felici di essere considerati nel mondo tra i più rispettosi dell’ambiente ma quello che è avvenuto è molto grave”.

Sequestro dei contratti

L’associazione dei consumatori Codacons - che ha già lanciato una raccolta firme per una class action negli Usa - ha invocato il sequestro immediato dei contratti stipulati dalla Bosch, produttore del software al centro dello scandalo. “È necessario capire - ha affermato il presidente Carlo Rienzi - quante altre aziende dell’auto abbiano a disposizione il software utilizzato dalla Volkswagen, e siano quindi potenzialmente in grado di realizzare analoghe falsificazione delle emissioni”.

“Una volta individuate le case automobilistiche tramite i contratti di vendita della Bosch - ha proseguito l’esponente dei consumatori - andranno eseguite approfondite verifiche anche sulle autovetture da esse prodotte”. In attesa di ciò il Codacons ha chiesto a Rai, Mediaset, Sky e La7, di sospendere tutti gli spot della Volkswagen fino al termine dello scandalo.