Per il padre della robotica moderna, il visionario Isaac Asimov,magari non sarebbe stato così assurdo veder girare uno dei suoi robot su una moto. Del resto, i tempi che stiamo vivendo sembrano maturi anche per un precursore estremo come lui: le macchine si posteggiano da sole e i droni bombardano le città – neanche a sporcarsi le mani o a rischiare di farsi male. L'ennesima novità non poteva che arrivare dal Giappone, dal Tokyo Motor Show per la precisione.
Yamaha, i robot e gli umanoidi
Che Yamaha abbia da sempre avuto il pallino per le soluzioni innovative è cosa risaputa, ma stavolta si è superata.
Sebbene in molti fatichino a trovare l’utilità di una tale invenzione – al di là dell’indiscusso fascino – ad Iwata hanno le idee ben chiare: Motobot – questo il nome dell’elegante robot – avrà il compito di aiutare lo sviluppo delle prossime tecnologie da applicare alle future due ruote Yamaha. Sempre secondo quanto riportano molte testate giornalistiche del settore, Motobot servirà, inoltre, per testare le moto.
In effetti, a far riflettere è anche il tipo di robot, un umanoide. Non si tratta di pura retorica semantica. Spiegano, i responsabili Yamaha, che l’obiettivo è quello di ottenere un vero e proprio clone umano da poter adoperare in condizioni estreme di messe a punto o prove preliminari.
Si pensi, ad esempio, a un giubbetto con airbag incorporato: per quanto sia possibile fare dei test con moto in movimento, i vantaggi che si avrebbero dall’utilizzo di un umanoide sarebbero svariati rispetto all’uso di un manichino con un comportamento cinetico neutro.
Il video e il cuore
Ad accompagnare l’evento, un video realizzato ad hoc. Suggestiva la trovata di far parlare l’umanoide. Nelle poche frasi che pronuncia, in un inglese apparentemente stentato e con la tipica voce dal suono metallico e cadenzato, Motobot promette a Valentino Rossi di batterlo e via di nuovo con i richiami visivi su manopole e pedaliere azionate dal robot. Non di poco conto che nella presentazione, Yamaha annunci una velocità di 200 km/h.
