La brutale semplicità delle Moto da corsa colpisce chiunque ami il mondo delle due ruote motorizzate. Pepo Rosell sta vivendo da tempo in un sogno, e contemporaneamente permette ad altri di condividerlo, costruendo motociclette che, oltre a sembrarlo, sono realmente veloci. La sua ultima creatura è laDucati Bol D’Orche deriva direttamente da una Ducati Pantah 600 TL del 1983.
L’officina di Pepo si trova a Madrid, in Spagna. Riguardo i segreti del suo lavoro, si sa soltanto che dapprima mette totalmente a nudo la moto, e che poi comincia a pensare, a tagliare e a creare.
Al posteriore, un doppio traliccio tubulare è stato esteso mediante un’unità 696 e un ammortizzatore modulabile YSS. Le forcelle provengono da una Monster S4RS, con pinze radiali e ruote 696. La spagnola NG ha fornito la coppia di dischi flottanti fermati da pinze monoblocchi Brembo.
Lo stile dei fari che richiama legare di durata anni '70, è frutto di un lavoro fatto in casa da Pepo. Le luci gialle accompagnano l’osservatore in un déjà vu, e alla memoria riaffiorano vecchi filmati di circuiti e di piloti snelli quanto le loro moto. Ricordi ingialliti, foto sbiadite. E dietro i fanali e l’anteriore è nascosto bene l’abitacolo, pieno di parti Ducati e leve, alcune della 1098.
Le carene in fibra di vetro erano un requisito base per ogni motocicletta da pista – erano ancora lontani gli anni della fibra di carbonio.
Serbatoio e codino sono stati, infatti, realizzati a mano da Pepo e dai ragazzi del suo team. Lo stile NCR del doppio tappo del serbatoio e la piccola finestra trasparente sullo stesso, per verificarne il contenuto, rientrano appieno nell’idea di base.
L’abito fa il monaco
Il punto della discussione non sono però i dettagli estetici – molto curati e ben riusciti – o meglio lo sono proprio nella misura in cui non li si consideri fini a se stessi.
Capita spesso di vedere splendide moto costruite a mano – o che così vogliono apparire – che quando è il momento di aprire il gas, o di mettersi in piega, tradiscono ogni aspettativa, com'è il caso della Kawasaki Ninja H2R. Per quanto riguarda laDucati Bold’Or, invece, quello che si vede è realmente. Il "Pepe", anzi il "Pepo", nel motore c’è e si sente. Il propulsore è un 900cc del 1992. Basti pensare ai carburatori di 40 mm di stampo Dell’Orto.