Ogni volta che il caso del parco di Caivano viene riaperto, si scoprono elementi sempre più raccapriccianti, che vanno a confermare le certezze rilevate nelle prime indagini. Parliamo del fatto di cronaca nera che ha visto al centro dell'attenzione la città di Napoli, più precisamente la palazzina situata sul parco Verde di Caivano, dove nel 2013 morì a tre anni Antonio Giglio, cadendo dalla finestra e dove l'anno dopo, inizio estate 2014, si videro aprire gli interrogativi sul presunto caso di pedofilia, in seguito alla morte (caduta dall'ottavo piano), della piccola Fortuna Loffredo.

Il fatto di cronaca nera interessò le pagine di tutti i quotidiani, mentre l'ipotesi di una morte che nascondeva qualcosa di osceno e non una semplice sfortunata caduta, prendeva 'piede' e portava a un giro di pedofili. Lo stesso per la quale si scoprì in seguito, fu causa della morte dei due bambini sopra citati.

Omertà, assassini e pedofili

Il caso di pedofilia fece sprofondare le indagini degli inquirenti, nell'omertà dei concittadini della povera Fortuna Loffredo. Molti sapevano cosa accadeva e cos'era accaduto in quel palazzo del parco di Caivano, ma in tanti preferirono incamminarsi sul sentiero delle scimmie, preferendo il detto, 'non vedo, non sento, non parlo'. Solo i piccoli amici di Fortuna, ascoltati dagli inquirenti, riuscirono ad accendere la fiamma del sospetto sulle parole, pedofili e violenza.

La prima persona tirata in causa per la sua morte fu il 44enne Raimondo Caputo, (conosciuto con il nomignolo Titò), compagno di Domenica Guardato; la madre di Fortuna Loffredo, che sapeva della frequente violenza subita dalla figlia e che ignobilmente acconsentiva e taceva. Lei stessa, si seppe in seguito, fu testimone dell'omicidio compiuto dal compagno, quando, infastidito dai tentativi della bambina di liberarsi dal suo aguzzino, lo vide prenderla in braccio e scaraventarla giù dall'ottavo piano.

Le ultime dichiarazioni di Titò il pedofilo

Sono molteplici le dichiarazioni rese agli inquirenti da Titò, nel processo presieduto dalla quinta sezione della Corte d'Assise; o sarebbe meglio dire, dal pedofilo assassino che ha violentato e ucciso la piccola Fortuna Loffredo. Lo stesso uomo fu quello che in seguito terrorizzò e minacciò le amiche di Fortuna per farle tacere.

Quasi alla fine dell'udienza avrebbe confessato che in quel palazzo, al primo piano, si trovava 'la stanza dei bambini' (parole che fanno raccapricciare per il nome dato al luogo dove subivano violenza). In sua discolpa ha esordito accusando gli altri inquilini, tutti napoletani, di averlo fatto entrare in quel giro di pedofili che lui non voleva. "Perché non ha denunciato invece di partecipare a quelle infami violenze, diventando prima pedofilo e poi assassino?" Per gli inquirenti Titò è colpevole di più delitti e a incastrarlo definitivamente sono le testimonianze avute in passato dall'amica di Fortuna, oggi 11enne, anche lei violentata dal mostro. Resta aggiornato premendo "Segui" in cima alla pagina.