Aumentano le donne in carcere: si tratta di un dato diffuso dall'Unione Europea che mostra come anche le donne stiano sviluppando un triste primato relativo al crimine, ma anche come il sistema carcerario italiano sia da rivedere. Una problematica che si aggiunge al sovraffollamento, alla triste condizione della polizia carceraria costretta a turni estenuanti e così via.

Secondo l'UE, dal 2011, l'aumento del numero di donne che sono detenute a livello globale è aumentato di decine di volte più velocemente di quello degli uomini, così come è aumentato il livello della gravità dei reati che hanno commesso, mentre il numero di autori di reati di sesso maschile sono rimasti stabili.

L'aumento di detenute negli ultimi 10 anni si attesta al 15%.

Dallo Sportello dei Diritti commentano il dato dell'UE: "L'Unione Europea, ha anche precisato che la maggior parte delle donne detenute scontano pene brevi. A ciò consegue un permanente ricambio della popolazione carceraria che ovviamente aggrava la già complessa situazione dei sistemi penitenziari. Altro problema rilevato dall'UE riguarda il fatto che il numero di detenute in attesa di giudizio è equivalente se non addirittura superiore a quelle che scontano una pena definitiva. Ciò comporta ulteriori questioni circa la gestione perché le donne in attesa di giudizio hanno opportunità ridotte di accedere ai programmi lavorativi, di mantenere contatti con le famiglie e anche con gli altri detenuti. Tante, tantissime sono anche madri.

Le statistiche conosciute in Europa sono sconvolgenti se si pensa che ci sono circa 10mila bambini al di sotto dei due anni che hanno una madre in carcere. Mentre sono centinaia di migliaia i bambini di età superiore e i ragazzi fino alla maggiore età che devono fare i conti con una mamma detenuta". 

Secondo Giovanni D'Agata dello Sportello dei Diritti, quindi, i sistemi carcerari richiedono una revisione profonda a partire da quello nostrano che serva non solo per porre un limite a quella che appare come una vera e propria emergenza ma anche per gestire un problema in crescita e adeguarsi a necessarie esigenze di civiltà, umanità e tutela dei diritti. Tra gli obiettivi fissati dall'UE è da segnalare in primo luogo la richiesta di ricorrere il più possibile alle misure alternative, soprattutto per le donne incinte e per quelle che hanno figli piccoli, ma anche di assicurare un servizio sanitario efficiente e capace di rispondere a ogni tipo di esigenza, e di considerare come primario l'interesse del bambino quando questo è coinvolto nella detenzione della madre.