Chi è appassionato di vecchi macchinari agricoli, può recarsi presso vari musei sparsi in tante città d'Italia dove possono ammirare tutti questi vecchi attrezzi usati dopo la guerra, come trebbiatrici, aratri e vecchi trattori che servivano a far funzionare detti macchinari.

Il mio ricordo va alla vecchia trebbiatrice, in quanto, già a nove dieci anni la frequentavo, ma non come lavoratore, ma perchè ero addetto alle vettovaglie, cioè a portare il mangiare a mia nonna paterna che fino a ottant''anni ha lavorato alla trebbiatrice come operaia agricola con le mansioni di togliere la pula da sotto la trebbiatrice con un rastrello.

Al mio paese natio, vi erano tre proprietari che, oltre vari attrezzi agricoli, avevano anche tre trebbiatrici. Ogni trebbiatrice era accompagnata da una cinquantina di persone fra vecchi, giovani e ragazzi. Il personale veniva scelto dal Collocatore che lo distribuiva ad ogni trebbiatrice.

Una parte di anziani erano addetti ai pagliai, i più giovani e forzuti, a togliere i sacchi di grano e portarli prima sulla bascula per essere pesati, (un quintale l'uno ), sotto l'occhio vigile del proprietario del podere, per cui la sua metà rimaneva sotto il porticato e quella che toccava al contadino veniva portata su per le scale e i sacchi svuotati in un camerone. Salire con un sacco da un quintale sulla schiena su per le scale e fare una trentina di scalini era una fatica bestiale.

C'erano gli addetti a portare la paglia con i grossi forconi in legno sul pagliaio, dove gli anziani la distribuivano perché venisse rotondo. Arrivati poi vicino al culmine. si procedeva a far salire la paglia con lunghe scale raddoppiate, su cui, salvano due o tre persone adulte che si passavano i forconi, fino all''ultimo che la gettava sul pagliaio.

Altri uomini forzuti, gettavano con il forcone in ferro, le cove di grano dal barco o bica fin sulla trebbiatrice, dove due donne con le falce tagliavano la legatura e l'addetto le infilava nel battitore che poi, ogni parte della spiga, veniva diretta nei siti ben precisi: Il grano usciva sul dietro nei sacchi di iuta agganciati alle bocche d'uscita, la paglia che usciva dalla grande bocca sul davanti e la pula sotto la macchina poco più dietro della paglia.

Mia nonna poveretta e altre anziane come lei, con quei vestiti lunghi di una volta, con degli occhiali e fazzoletto in testa a togliere la pula da sotto la trebbiatrice con il rastrello. E, i ragazzi, muniti di un assone con due corde ai lati, la trascinavano fino al sito predisposto..

Come dicevo, io e tanti miei amici della stessa età, eravamo addetti alle vettovaglie. Le nostre mamme preparavano il mangiare e verso le 10,30 con due sporte di paglia, una contenente il mangiare e l'altra i panni per il cambio, ci incamminavamo scalzi passando per i campi e percorrendo anche tre o quattro chilometri per arrivare dal contadino della frazione dove la macchina trebbiava.

Arrivati a destinazione, si doveva dare il cambio al parente che lavorava per il tempo di darsi una lavata e per mangiare e delle volte anche pare fare un sonnellino perchè il caldo del mese di luglio era tanto, oltre la fatica e il sonno, in quanto, si trabbiava anche di notte al lume dei fari del trattore o quellii a petrolio.

Qualche ora di riposo quando la trebbiatrice veniva portata presso un altro contadino. E, all'ultimo barco, la grande festa con ciambella e vino e a ballare sull'aia al suono di una fisarmonica fino al mattino. Poi, a casa per il meritato riposo.