Con l’avvento di Matteo Renzi non siamo poi così lontani dall’indimenticabile “Ghe pensi mi ” di berlusconiana memoria. Colpisce come gli italiani, in politica, non riescano ad affrancarsi da qualcuno che rappresenti per loro, fondamentalmente, un grande padre.

Non sono bastati anni ed anni di un uomo solo al comando, di un factotum dal profilo comportamentale a dir poco dubbio e dalle capacità politiche disastrose. Doveva riapparire qualcuno che dall’alto dei suoi proseliti di nuovismo (in “profonda sintonia” con i videomessaggi di un tempo) ed in nome di un pur apprezzabile dinamismo, non solo riabilitasse un leader politico condannato per frode fiscale in un’epoca di costanti e fastidiose richieste di sacrifici, ma lo reincarnasse nello stile e nelle modalità operative.

“L’importante è la trasparenza” va ripetendo ogni giorno ad ogni ora ed in tutte le tv il sindaco di Firenze. Il nuovo ed il trasparente sono forse rappresentati da certi componenti della segreteria appena nominati e già indagati per uso smodato di denaro pubblico? Dall’accordo, su una riforma elettorale discutibile, con un politico interdetto dai pubblici uffici? Accordo in cui, per stessa ammissione del nuovo leader della sinistra, lo stesso non ha potuto prevedere le preferenze in quanto sottoposte a veto assoluto dall’interlocutore? E dire che doveva iniziare una nuova era in cui il Pd sarebbe stato il traino della politica italiana.

La cosiddetta leadership di Renzi, più che la scelta coscienziosa di un politico cha ha a cuore l’italica nazione, purtroppo, appare come l’ennesimo inizio di una narcisistica, arruffata ed arrogante rincorsa al potere, fondata su schemi e modi già ampiamente visti e conosciuti.

Ancor più triste rimane il fatto che migliaia di italiani, alle primarie, lo abbiano consacrato senza accorgersene. Una svista che ancora una volta, purtroppo, sottolinea l’ingenuità e la povertà culturale di un popolo della sinistra ormai smarrito.

Il tempo sarà profeta, ma sarebbe quanto mai utile che ogni sezione del PD ed i vari simpatizzanti, prima ancora di continuare a discutere del comandante, iniziassero seriamente a ragionare sulla rotta, sulla meta e sull’equipaggio di una nave che sempre più appare, per identità e progetto, in preda a gigantesche onde, foriere di perigliosi presagi.

E magari, per amor di chiarezza, producano finalmente qualche sano ammutinamento.

Forse, allora, persone come Renzi, ancor prima di presentarsi al timone della nave, al venir meno del magico e ostinatamente ricercato consenso che tutto ammette, ammainerebbero in un realistico e più saggio game over.